Se da un lato la rete e la tecnologia rappresentano un limite di fiducia e di ingresso per gli utenti del mercato dell’arte online, dall’altro è la stessa rete, ad offrire soluzioni concrete per abbatterne i limiti.
La soluzione – fra le altre – si chiama “Blockchain,” un sistema sofisticato e tuttavia elementare, secondo cui, ad un determinato lotto, viene associato un codice di identificazione crittografato (Hash) – che, include informazioni relative a dimensioni, storico degli acquirenti, date e cifre di vendita.
Una volta generato, il codice è inviato a diversi capi (Blocks), che, un po’ come ‘cancellerie digitali,’ lo registrano e ripongono in un database. Quando il sistema viene interrogato – quando dunque un cliente, utente, o artista stesso – ha necessità di accedere alle informazioni sul pezzo, l’intera serie di blocchi si allinea per confermare, o bloccare, l’autenticazione del lotto. Tramite questo sistema diminuiscono i problemi relativi all’autenticità, storico degli acquirenti (provenance), data e luogo di vendita, nonché condizioni fisiche, alterazioni e variazioni di prezzo, garantendo più trasparenza, tracciabilità, sicurezza e fiducia. La blockchain mostra consensi forti e rassicuranti in tutta la comunità del mercato dell’arte, sia a livello nazionale che internazionale.
L’elemento di ‘trust’ in questa tecnologia è così autentico, che in parallelo alla certificazione di pezzi fisici – acquistati in loco o in rete – ha addirittura ispirato la definizione di un ‘movimento artistico,’ che ha fatto del rischio, l’unicità, l’intangibile e l’autenticità il proprio tratto distintivo: la Crypto Art. Presumibilmente definibile come figlia – o branca – della “Digital Art,” (arte digitale) – che vanta una storia complessa e multidisciplinare nata addirittura negli anni ‘60, secondo alcuni – la Crypto Art, come suggerisce il nome, è il risultato combinato di arte, digital e crypto-valute, un algoritmo perfetto del presente storico e del futuro del mercato delle arti.
La stessa è definita tale – un’arte – dal momento che gli intenti, i processi e gli autori si configurano ed identificano come tali; è altresì definita digital, poichè l’intera dimensione in cui è stata concettualizzata, realizzata e in cui ‘esiste’ è interamente digitale; è infine crypto, poiché la proposizione sul mercato e l’acquisto sono gestite solo mediante criptovalute. In questo triangolo di convergenze interviene ora la blockchain. Una volta realizzata – o al momento dell’acquisto, infatti, l’opera di Crypto Art è associata ad un “Non Fungible Token,” NFT, (Token Non Sostituibile), una sorta di attestato di proprietà, che non solo vincola l’opera digitale ad un acquirente fisico, ma concede allo stesso, nel tempo, di cedere, vendere, capitalizzare o agire con il proprio lotto, come qualsiasi asset.
Questo gioco di proprietà digitali ha persuaso in breve tempo così tanti utenti, che in un solo anno – Febbraio 2020-21 – il mercato dell’arte digitale è passato da 235,000 a 63 milioni di dollari. Oltre alla cifra, c’è da soffermarsi sull’agente: l’asta. E infatti, proprio quest’anno, fra Febbraio e Marzo 2021, la casa d’aste Christie’s metterà sul podio l’opera Everydays dell’artista Beeple, una serie di 5000 immagini categorizzate come opera unica, il cui prezzo di partenza è di 100 dollari. Considerato il prezzo realizzato all’ultima asta dello stesso artista, 3,5 milioni di dollari, le speculazioni sul prezzo finale (premium price) lasciano intravedere una nuova narrativa sul mercato dell’arte online.
L’esempio della Crypto Art rivela come, fornite le dovute garanzie (blockchain), il mercato dell’arte può crescere, sperimentare, persuadere portafogli e proporre nuove offerte e prodotti, nonché fenomeni estetici e culturali. E dalla Crypto Art deriva altresì un altro schema d’acquisto che pare potrebbe ispirare altri mercati ed imprenditorie. Oltre all’acquisto diretto lotto-proprietario che genera un NFT, infatti, esiste una variante (LRC1155) che permettere di parcellizzare la proprietà dell’opera – in questa soluzione il lotto è offerto in più versioni, come se fosse disponibile in serie: in numero e tiratura limitata.
La proprietà, dunque, rimane sempre lotto-proprietario, ma lo stesso lotto, in un numero ascritto e registrato mediante blockchain, è riprodotto è posseduto da più proprietari. Questo fenomeno della proprietà plurale e diffusa nell’arte – e non solo – è crescente. Un’altra variante affine agli NFT è il “frazionamento,” una pratica che prevede l’acquisto di un pezzo di proprietà di un lotto – come
se un quadro di Picasso fosse diviso in parti e le stesse fossero simultaneamente possedute da più proprietari; ognuno di questi, come qualsiasi proprietà, ha il diritto di gestire la propria parte in (quasi) autonomia.