L’emergenza sanitaria da Covid 19 ha evidenziato il ruolo fondamentale assunto dalla telemedicina per una rimodulazione della gestione del paziente, garantendo la continuità di cura a domicilio anche per i pazienti cronici non affetti dal coronavirus.
Infatti, durante la pandemia la sanità ripartendo dai territori, ha individuato nelle abitazioni il primo luogo di cura e sebbene i servizi di telemedicina abbiano cominciato a diffondersi anche in Italia ben prima del biennio 2020-2021, la situazione emergenziale ha richiesto cambi organizzativi e adozione di nuove tecnologie in tempi molto rapidi.
Non sorprende quindi che nel Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, il documento che illustra le proposte di allocazione delle risorse italiane del Next Generation EU, approvato il 22 giugno 2021 dalla Commissione Europea, ci sia un capitolo dedicato alle “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale”. Il fine è quello di promuovere un coordinamento tra servizi sanitari e sociali che permetta “di raggiungere realmente la piena autonomia e indipendenza della persona anziana/disabile presso la propria abitazione, riducendo il rischio di ricoveri inappropriati”.
Il paziente rappresenta, infatti, il fulcro della nuova modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie a distanza e numerosi sono i vantaggi che si possono riscontrare nello sfruttamento di questi servizi come ad esempio una maggiore equità nell’accesso alle cure, il miglioramento di interazione tra medici e comunità, la riduzione degli spostamenti a volte anche molto complicati per i soggetti fragili con la conseguente riduzione dei costi a carico dei malati.
Secondo le “Linee di indirizzo nazionali in telemedicina sancite nella Conferenza Stato regioni del 2014”, possono essere individuate diverse tipologie di prestazione nell’ambito della telemedicina, catalogabili in base al tipo di attività ambulatoriale e alle interazioni svolte a distanza. In particolare, si parla di televisita, teleconsulto, telecooperazione sanitaria, telesalute, telemonitoraggio e teleassistenza da parte di professioni sanitarie.
Bisogna infatti sottolineare che i sistemi di telemedicina devono essere integrati proprio con le “Linee Guida” per poter effettivamente entrare a far parte della pratica clinica quotidiana di ogni paziente.
Abbiamo incontrato Stefano Dalmiani, docente del Master in eHealth Management di Rome Business School, per svolgere un bilancio sulla tematica, analizzando i successi, le criticità e le prospettive future e ci ha detto:
“Nel nostro Paese, l’urgenza della pandemia da Covid 19 ha reso permanente l’esperienza della telemedicina: ha agito come una sorta di catalizzatore e di amplificatore di quelle esperienze esistenti, seppur isolate, in molte regioni italiane. In poche settimane il Servizio Sanitario Nazionale è stato in grado di stabilire un nuovo paradigma di intervento.
Certo, inizialmente i malati hanno risposto in modo incerto perché abituati ad avere un contatto fisico con gli operatori sanitari. In seguito, l’approccio con la telemedicina è diventato sempre più empatico anche grazie ad un aumento della fiducia verso i propri dispositivi smartphone e computer che di fatto consentono potenzialmente di rimanere in contatto diretto 7/7 – h24 con il proprio medico, che spesso ha fornito loro feedback quasi in tempo reale. Comunque, è bene sottolineare che, nonostante la telemedicina sia diffusa in Italia da circa tre decenni risulta essere ancora una esperienza molto frammentata sul territorio nazionale.”
Il PNRR, nella Missione 6 che riguarda la Salute, individua un corposo piano di investimenti destinato anche all’ammodernamento e allo sviluppo di strategie destinate al miglioramento progressivo dell’offerta di salute pubblica, per un ammontare pari a 15,63 miliardi di euro, ossia l’8,16% dei 191,5 miliardi previsti dal Piano nel suo complesso con l’importante finalità della costruzione di infrastrutture digitali integrate sull’intero territorio nazionale.
“In Italia è partito un programma molto ambizioso per la riorganizzazione del sistema sanitario basato sulle nuove tecnologie, dove il supporto informatico risulta imprescindibile. Sarà necessaria una rigorosa programmazione delle attività per il conseguimento degli obiettivi: primo tra tutti quello di livellare le disuguaglianze attualmente in essere tra i diversi sistemi sanitari regionali. Un tassello importante della riorganizzazione è legato alla ridefinizione degli standard qualitativi, strutturali e tecnologici relativi all’assistenza ospedaliera, per garantire livelli di assistenza ospedaliera omogenei sull’intero territorio nazionale, sia in termini di adeguatezza delle strutture sia in termini di risorse umane impiegate.
Abbiamo oggi una enorme quantità di informazioni che può supportare il sistema, che rimangono però spesso confinate all’interno di singoli sistemi o processi. La chiave da diversi anni è comunicazione e condivisione: per quanto riguarda i sistemi informatici parliamo di inter-operatività, per ciò che concerne le risorse umane parliamo di cooperabilità. In entrambi gli scenari la comunicazione bottom-up e top-down nei settori specifici è fondamentale.”
L’individuazione delle best practice è basata sull’analisi dei diversi indicatori presenti nel sistema di valutazione delle performance. La loro storia è antica: risalgono, infatti, agli inizi del 900 i primi significativi esempi di valutazione dei risultati ottenuti dalle pratiche assistenziali.
L’evoluzione della scienza statistica e dell’epidemiologia ha permesso che le best practice trovassero un formale inquadramento nel contesto più generale della valutazione dei servizi e dei sistemi sanitari, assumendo un carattere sistemico.
“ Il Nostro Sistema Sanitario Nazionale, istituito nel 1978, è considerato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei sistemi meglio strutturati al mondo. Nonostante ciò si osservano importanti divari a livello regionale. In generale sotto il punto di vista dell’utilizzo della tecnologia certamente possiamo parlare di best practice in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Si posiziona molto bene anche la Toscana per l’assistenza sanitaria nel suo complesso e per avere aziende sanitarie di eccellenze in diverse specialità, come la cardiologia della Fondazione Gabriele Monasterio la struttura nella quale lavoro.
Poi naturalmente ci sono eccellenze anche in altre Regioni quali la Puglia, la Sicilia e il Lazio: purtroppo sono esperienze isolate e non messe a sistema. Questo è il problema italiano: le esperienze di valore spesso non sono traslabili in altre realtà o regioni e le eccellenze rimangono isole felici.”
Lo sviluppo delle tecnologie dell´informazione in campo sanitario deve saper coniugare la tutela dei dati sensibili dei cittadini con l’efficienza e l’efficacia delle prestazioni mediche erogate. La sanità elettronica infatti, attraverso modelli organizzativi di elevato contenuto tecnologico, è in grado di innalzare la qualità dei servizi offerti alla popolazione che deve porre fiducia nelle misure di sicurezza adottate a protezione delle informazioni personali dei cittadini.
“Quando parliamo di e-Health è fondamentale affrontare il tema complesso relativo alla sicurezza dei dati sensibili dei pazienti. Bisogna sempre assicurare un elevato livello di integrità della sicurezza a garanzia dei diritti dell’interessato.
Attualmente la privacy è regolata dalla normativa europea prevista dal GDPR, il General Data Protection Regulation, e dalla sua declinazione italiana, e necessita che l’intero sistema evolva nel totale rispetto dei dati personali e sensibili e come membro dell’Unione Europa l’Italia potrà giocare un ruolo importante per indirizzare le scelte opportune per la delicata gestione delle informazioni sanitarie anche in una ottica di utilizzo delle stesse ai fini di ricerca.”
Laureato in informatica all’Università di Pisa dal 1989 si è occupato di didattica dei linguaggi di programmazione; dal 1995 al 2000 ha lavorato nel settore militare e della difesa, come analista e sviluppatore di sistemi di difesa militare. Nel 2000 ha lasciato il settore militare per entrare nel gruppo di Bioingegneria e Informatica Medica del Consiglio Nazionale delle Ricerche.Grazie alla sua esperienza nella progettazione e nello sviluppo di sistemi di sanità elettronica, è diventato responsabile del sistema centrale di cartelle cliniche elettroniche degli ospedali del CNR e responsabile degli sviluppi del software EMR. Nel 2008 è passato alla Fondazione CNR/Regione Toscana “Gabriele Monasterio” (FTGM), azienda sanitaria pubblica e ospedaliera di ricerca, come responsabile del dipartimento ICT, responsabile della gestione dei sistemi informatici e responsabile dell’area di ricerca ICT per la bioinformatica traslazionale e l’informatica clinica. Durante questo periodo è stato membro della commissione per la “Cartella clinica comune” del Ministero della Salute, membro della commissione ICT del Ministero della Salute, membro della commissione per l’EHR regionale della Regione Toscana, membro della direzione di ProREC Italia, membro della direzione di APIHM (Privacy and Information Healthcare Manager Association), presidente del WG HL7 Italia CDA R2 Discharge Summary. È docente in numerosi corsi di standard eHealth e di modellazione di sistemi, e autore di oltre 80 pubblicazioni su riviste internazionali, articoli scientifici di congressi, libri, articoli di riviste.