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Smart City: la città del futuro è sempre più intelligente

Lo sviluppo urbano del 21esimo secolo è stato oggetto di dibattiti politici internazionali sin dalla Conferenza di Stoccolma del 1972 nata sotto l’egida delle Nazioni Unite e istitutiva dell’UNEP, il “Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente” e proseguito con la Conferenza di Rio sull’ambiente e sullo sviluppo del 1992 che ha portato nel 1997 alla firma del Protocollo di Kyoto in occasione della Conferenza delle parti “COP 3” della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

La nascita del fenomeno delle smart cities risale, infatti, agli inizi degli anni ’90 e indicava la volontà di porre in essere un progetto globale di sviluppo urbanistico con un’attenzione particolare alla qualità dell’ambiente naturale, ad una mobilità effettivamente fruibile e all’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Il tessuto urbano delle città del futuro si sarebbe dunque avvantaggiato dello sviluppo della tecnologia al fine di creare nuove infrastrutture per la crescita economica, la diversificazione e la competitività del territorio e della sua comunità.

Evoluzione del concetto di smart city

La parola smart city ci riporta ad un concetto semanticamente complesso e vario.

Per alcuni autori la concettualizzazione di smart city è basata prevalentemente sulle ICT (Information and Communication Technologies), per altri, al contrario, si deve andare oltre il concetto di un loro mero utilizzo: tutti comunque – economisti, pianificatori, ingegneri, economisti, sociologi, geografi e ambientalisti – sono concordi nel ritenere le ICT e la sostenibilità come le due macro aree di indirizzo strategico.

Per comprendere come le smart cities, in una situazione in cui la crisi economica ed energetica, la crescita della popolazione nelle aree urbane e l’aumento inaccettabile del consumo di risorse naturali, potranno rispondere alle sfide del futuro ci siamo confrontati con Raffaele Gareri co-autore del Report del Research Center di Rome Business School Smart Cities e qualità dell’aria. I centri urbani italiani tra crescita sostenibile e buone pratiche di mobilità che ci ha detto:

Nel corso delle ultime decadi il concetto ed il significato di smart city si sono evoluti ed ampliati. Attualmente la città intelligente vede i suoi attori attenti a creare e soddisfare esigenze di sostenibilità del territorio, di inclusione e di un miglioramento generale della qualità della vita della comunità.

Quindi con il termine smart city oggi si intende indicare un nuovo modo di lavorare in “ecosistema” perché per ottenere quel determinato macro obiettivo di un territorio non basta utilizzare le ICT ma è necessario identificare piani strategici convergenti in un visione di interazione cooperativa fra i principali soggetti. In quest’ottica credo che sia anche importante che i territori rafforzino i cosiddetti partenariati pubblico/privato dovegli investimenti pubblici sostengono lo sviluppo del business delle aziende e nel contempo il business delle aziende contribuisce agli obiettivi, per esempio dell’agenda 2030, di un territorio. Inoltre, le città intelligenti sono quelle che cominciano a infrastrutturarsi anche nella raccolta e nel governo dei dati, come presupposto per poter poi definire i futuri servizi locali che devono essere realizzati non sulle intuizioni, ma sui concreti bisogni dei cittadini. In questa ottica l’aspetto tecnologico diventa puramente uno strumento facilitatore di quella che è la nuova strategia d’azione. In passato la tecnologia rappresentava l’80% e l’aspetto organizzativo il 20%. Oggi questa percentuale si è ribaltata ed è l’aspetto gestionale che rappresenta 80% perché l’aspetto strategico è quasi prevalente nella nuova città intelligente.”

Best practice in Italia

Secondo la recente classifica ICity Rank 2021 stilata dal FPA, il Forum PA Sanità, la città italiana più “intelligente” del 2021 è Firenze che ha superato Milano detentrice da sei edizione della prima posizione in graduatoria.

L’ICity Rank è un rapporto annuale sulle smart cities italiane nel quale il FPA individua e analizza i diversi ambiti della vita urbanaper stilare una classifica e stabilire quale città è più vicina ai bisogni dei cittadini in base a degli indicatori settoriali.

Firenze, Bologna e Milano sono oggi tra le città italiane più dinamiche perché nel corso degli anni hanno costantemente investito e sono quindi in grado di realizzare progetti innovativi. Il singolo progetto, se vogliamo, non è di per sé significativo, in queste città si evince lo sforzo di provare non solo a lanciare nuove idee ma anche provare a metterle in rete fra di loro.

Indubbiamente questo rappresenta un processo pluriennale, che presuppone un percorso culturale che comporta precise scelte organizzative.  Ed è questo, a mio avviso, l’aspetto più interessante che possiamo identificare come di best practice: l’approccio trasversale su elementi di infrastrutture digitali e logiche di cooperazione con il territorio che vanno dai servizi sociali alla promozione turistica, dalla sicurezza alla mobilità sostenibile.

Poi, come spesso accade nel nostro Paese, viviamo situazioni a macchia di leopardo: statisticamente c’è una maggiore propensione a questa innovazione nel Centro-Nord ma non mancano casi interessanti al Sud. Non ne farei dunque una questione meramente geografica, perché le dinamiche possono avere altre matrici interpretative come ad esempio la lungimiranza di amministratori locali e di imprenditori che partendo dall’esigenza della comunità costruiscono un percorso virtuoso. Parimenti la criticità maggiore è rappresentata dall’incapacità di alcuni territori di costruire tavoli di raccordo, fra quelli che sono i principali stakeholder locali. Un altro aspetto da non sottovalutare è rappresentato dalla mancanza di competenze: sul tema dell’inclusione e della sostenibilità non ci si improvvisa.”

Best Practice in Europa

Le città sono ambienti molto complessi, caratterizzate dall’insieme di funzioni urbane e dalle relative relazioni esistenti fra di esse e sono considerate luoghi ideali per programmi d’innovazione. Date le differenti peculiarità, gli obiettivi e le strategie che mettono in campo per perseguire il loro sviluppo sono molto diversi tra loro e variano da Paese a Paese. 

In Europa sono molteplici i progetti e i finanziamenti forniti dall’Unione Europea per l’implementazione delle soluzioni intelligenti nelle città, diventate pioniere nella coniugazione di management, strutture, banche dati e tecnologie ICT adattate al territorio.  

“A mio avviso, sono certamente 4 gli esempi europei di buone pratiche per le smart cities in relazione ai diversi paradigmi dell’agire collettivo. Barcellona può essere presa da esempio sul tema del coinvolgimento della cittadinanza nei processi cosiddetti partecipativi. E’ stata la stessa amministrazione locale che ha dato vita ad una piattaforma per facilitare la comunicazione e la trasparenza di allocazione delle risorse economiche. Amsterdam ha permesso l’inclusione delle imprese private nello sviluppo innovativo dei servizi della città incentivando partnership pubblico-privato per la creazione di tavoli di cooperazione fra l’amministrazione e le aziende private. Dublino è stata molto abile nel creare dei programmi di attrazione anche di investitori stranieri, riuscendo a reperire risorse aggiuntive e a creare un circolo virtuoso di attrazione anche di risorse umane, soprattutto di giovani talenti, per lo sviluppo di nuovi programmi. Stoccolma è stata una delle prime città europee che ha investito nella realizzazione di una rete in fibra ottica di proprietà pubblica con gestione demandata a privati, che storicamente  possiedono capacità manageriale e gestionali più performanti dei soggetti pubblici. Oggi ad esempio Stoccolma offre la fiber to the home: questa infrastruttura viene sfruttata non solo per la connettività ma anche per i  servizi più innovativi per i cittadini.”

Il PNRR

Sono 3 le Missioni previste del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in cui sono presenti elementi e obiettivi riconducibili al tema della Smart City: dei 9 miliardi di euro destinati alla rigenerazione urbana, circa 2.5 miliardi sono dedicati ai Piani Urbani Integrati, che prevedono progetti di pianificazione urbanistica partecipata, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili.

“Gli ingenti fondi a disposizione del nostro Paese dal PNRR, il più grosso investimento dell’Unione Europea, rappresentano una preziosa opportunità per creare non solo smart cities ma smart land, ed arrivare, ci auguriamo in un prossimo futuro, al concetto di smart nation. Le risorse saranno per noi anche un’occasione per attrarre ulteriori investimenti da player internazionali e facilitare anche l’arrivo di giovani talenti. Ci auguriamo di essere attrattivi per le università straniere e per giovani ricercatori, anche italiani, che hanno voglia e energia per partecipare a progetti innovativi. Questa è l’occasione per creare una dimensione moderna dei nostri territori unici che coniugano la ricchezza della storia, dei beni paesaggisti e culturali in una dimensione di biodiversità che non ha eguali nel mondo. In questa ottica è molto importante che il mondo degli investimenti industriali e quello delle start-up non sia disaccoppiato per creare meccanismi di mutuo sostegno. La sinergia di queste due entità rappresenterà la chiave di sviluppo vincente per la nostra economia.”

I profili più richiesti

“Credo che nel futuro si assisterà una grossa trasformazione dei profili lavorativi richiesti. Ci sarà sempre più necessità di una cosiddetta formazione a T, dove la gamba dritta della T rappresenta le competenze verticali e la parte orizzontale le cosiddette abilità multidisciplinari relazionali che sono trasversali e che in passato chiamavano soft skill.

Ritengo che per i futuri profili sia necessario trovare una combinazione di questi due approcci ovvero possedere una competenza tecnica specifica finanziaria e comunicativa per dialogare con soggetti diversi che permetterà di comprendere le dinamiche di gruppi disomogenei.

Inoltre, i Data Scientist sono sempre più ricercati perché trasversali ai vari mondi: sono risorse preziose nel settore trasporti, in quello farmaceutico, finanche per la promozione turistica, perché capaci di leggere i dati, di interpretare i fenomeni che accadono e conseguentemente costruire dei servizi. Nelle organizzazioni economiche è poi fondamentali lo spirito imprenditoriale, la pro-attività e l’intraprendenza che permette di ampliare il proprio mindset.”

RAFFAELE GARERI

Raffaele Gareri si è laureato in Ingegneria Elettronica a Genova ed ha conseguito un Master in Gestione degli Enti Locali all’Università Bocconi. E’ il Direttore del programma FutureCommunities di Tiscali, Co-Fondatore e primo Presidente di The Smart City Association Italy, associazione no-profit per la promozione di modelli e servizi di innovazione urbana. Ha operato per oltre 25 anni nella PAL (Provincia di Brescia e Roma Capitale) nella quale ha ricoperto diversi incarichi dirigenziali apicali. Ha coordinato vari progetti di innovazione alcuni dei quali premiati da Ministeri ed autorevoli istituzioni private. Ha ricoperto per oltre 2 anni il ruolo di Presidente di Ento (European Network of Training Organization), associazione del Consiglio d’Europa ed è co-autore con Bas Boorsma del libro Un New Deal Digitale Edizione 2020.