Il Rome Business School – Research Center pubblica il suo 5 report di ricerca a cura di Valerio Mancini ed Alessio Postiglione (coordinatore del Master in Political Marketing and Communication) sul tema sempre più internazionalmente discusso del calcio. Perché una nazione organizza un grande evento calcistico? Quali sono i campionati più redditizi? Quale ruolo ha il calcio nella geopolitica mondiale? Come mai il football non si è fermato del tutto nemmeno di fronte ad una crisi globale senza precedenti? Quale sarà l’effetto dell’emergenza sanitaria da COVID-19 sul business del calcio nei prossimi anni?
Il calcio è ormai diventato a tutti gli effetti un nuovo protagonista del confronto geopolitico internazionale. La FIFAcon 211 federazioni nazionali organizzate in 6 confederazioni continentali, possiede più membri delle Nazioni Unite(193). L’assegnazione dei Mondiali di calcio incide sui sistemi economici e geostrategici delle nazioni, portando investimenti da capogiro o debiti a seconda delle funzionalità gestionali e politiche di ogni singolo paese. Si basti pensare che negli ultimi 10 anni i fatturati dei principali top club mondiali ed europei sono aumentati vertiginosamente, a seguito di fusioni con grandi gruppi stranieri, provenienti per lo più da Paesi in piena crescita economica. Ad esempio, La Uefa Champions League che ha conquistato sempre più peso in termini di entrate, incassando oggi più di tutte le leghe, ad eccezione della Premier League, i ricavi dei tornei sono passati in 10 anni da 1,3 a 3,2 miliardi di euro, o la recente acquisizione della Roma, passata al magnate americano Dan Friedkin, per un’operazione da 591 milioni di euro, rimette invece al centro del dibattito lo scontro geopolitico, non troppo velato e sempre più attuale, tra USA e Cina.
Passando invece ad una più approfondita analisi del calcio italiano è possibile notare come questo sia in costante crescita, registrando a livello nazionale introiti per € 4,7 miliardi di euro, cifra questa frutto del bilancio della Figc, che equivale al 12% del Pil del calcio a livello mondiale. Questo genera 1,2 miliardi di euro di introiti per il fisco nazionale. In totale, le cinque maggiori società italiane (Juventus, Inter, Roma, Milan e Napoli) valgono 1,5 miliardi di euro, posizionandosi tra le prime 22 posizioni dei club europei di maggior valore. Significativo anche il peso economico dei diritti televisivi del calcio, che nelle 54 principali leghe professionistiche europee è passato da 2,8 a 20,1 miliardi di euro. Restando in Italia, inoltre, notiamo notevoli discrepanze tra la Serie A e leghe minori. Se ci soffermiamo, ad esempio, sul caso del Lazio, vediamo che il valore totale delle due protagoniste del calcio capitolino è rispettivamente di 355,15 milioni per i giallorossi (Rome) e 304,80 milioni per i “cugini” biancocelesti (Lazio).
La crisi da Covid -19, ha bruscamente frenato l’ascesa economica del calcio, diminuendone i valori del 20-25%. L’interruzione della stagione 2019/20 ridurrà i ricavi dei club della sola Premier League di circa 1,1 miliardi di euro. A livello globale, si stima che le perdite per il 2020 dovrebbero toccare i 4,5 miliardi di euro per raggiungere i 6.3 miliardi nel 2021, considerando che circa il 64% delle uscite è destinato agli stipendi. Per un ritorno alla normalità occorrerà, secondo il Report, attendere il 2025.
“La realizzazione del nostro Report sull’economia del calcio sottolinea come le Business School possono svolgere un ruolo chiave nel collegare la domanda e l’offerta educativa e di lavoro – commenta Antonio Ragusa, Preside (Dean) della Rome Business School – sulle tematiche in oggetto, offriamo ad esempio un ottimo percorso di master in Sport Management, in grado di formare talenti nel campo della leadership sportiva con un profiloaltamente internazionale, anche grazie a collaborazioni sviluppate in tutto il mondo con le più importanti aziende multinazionali”.
L’attenzione degli operatori è oggi rivolta ad un futuro modello di calcio europeo post-Covid19, prevedendo limitazioni a livello salariale, sul costo dei trasferimenti e sulle acquisizioni dei giocatori. Si punterà molto sulle entrate provenienti dalle principali piattaforme online (Dazn, Eurosport, Live now ecc.). Non mancano, inoltre, aziende pronte ad investire per raggiungere, anche attraverso il calcio, il più ampio pubblico possibile soprattutto attraverso i canali social. Il tutto aspettando le novità attese per il rilancio del 2025, che potrebbero cambiare radicalmente le carte in tavola.