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Come cambieranno i clienti del mondo vino e dell’agroalimentare in generale

Dal Report di Ricerca di Rome Business School: L’Italia del vino, Analisi di un mercato in piena espansione

Come cambieranno i clienti del mondo vino e dell’agroalimentare in generale

Non solo le aziende si troveranno di fronte ad una necessaria conversione digitale ma anche il consumatore finale. Ne è una riprova il significativo aumento dell’acquisto di vino online anche in termini di frequenza d’acquisto e del numero delle bottiglie richieste dal singolo cliente. Questo porterà alla scelta di bottiglie mediamente meno care, con un buon rapporto qualità/prezzo, prediligendo prodotti legati al territorio.

Una grande sfida che coinvolgerà l’intera filiera con il suo immenso patrimonio di biodiversità, in un momento in cui gli spostamenti sono ancora limitati e per il quale sarebbe importante poter sviluppare un progetto paese supportato dalle istituzioni governative al fine di incentivare e tutelare questa essenziale categoria che contribuisce alla promozione e commercializzazione del vino italiano e con esso del nostro Paese.

Il mercato del vino La filiera agroalimentare del vino

In Italia, l’agroalimentare non è soltanto un’industria, ma un vero e proprio marchio riconosciuto ed appezzato in tutto il mondo. In tale contesto, la filiera vitivinicola, rappresenta uno dei pilastri del sistema agroalimentare nazionale tanto che il vino, la vite e i territori viticoli sono definiti «patrimonio culturale nazionale» dall’Art.1 della L. 12 dicembre 2016, n. 38 sulla Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino (c.d. T.U. del Vino).

Ognuna delle suddette fasi è, a sua volta, affidata ad uno o più operatori che, secondo le previsioni, genereranno per il 2021 un fatturato complessivo di 11 miliardi di euro (+9% rispetto al 2020, ma ancora distante dagli 13 miliardi registrati nel 2019). Secondo i dati di Coldiretti, l’Italia del vino resta leader mondiale davanti a Spagna e Francia nonostante le difficoltà dovute alla pandemia. L’associazione agricola sottolinea come il primato sia consolidato grazie a 602 varietà iscritte al registro viti contro circa la metà dei cugini francesi con le bottiglie “made in Italy” destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt: nel nostro Paese sono riconosciuti infatti 332 vini a denominazione di origine controllata, 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita e 118 vini a indicazione geografica tipica. Il restante 30% della produzione è destinato ai vini da tavola.

L’eterogeneità del mercato del vino comporta che molte sono le sfide che il settore deve affrontare. Basti pensare, ad esempio, alla variabilità climatica che ha influito e influisce ampiamente sulla produttività di alcune grandi regioni di produzione di uva da vino o, ancora, all’impatto economico causato da parassiti e malattie delle colture. A tutto ciò, si aggiunge un sostanziale cambiamento del consumatore medio che non guarda più al vino solo come “alimento”, ma bensì an – che come “piacere”, generando un aumento dell’attenzione per la qualità del vino e per il modo in cui lo stesso viene prodotto

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