Roma, 5 aprile 2022. Rome Business School, istituto di formazione post-universitaria parte del network Formación y Universidades di De Agostini e Grupo Planeta, ha pubblicato la ricerca “Il sistema bancario italiano e le nuove sfide della Blockchain e delle Crypto valute: rischi e opportunità” a cura del Dott. Marshall Langer, Program Director del Master in Finance della Rome Business School, del Dott. Alessandro Villadei, Docente del Master in Finance e Analista Finanziario Indipendente e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di RBS. La ricerca fa un’analisi sul ruolo della tecnologia blockchain e delle crypto valute nella trasformazione dei modelli di business a livello mondiale, esaminando in particolare il caso dell’Italia, il loro utilizzo nei sistemi bancari, i passi fatti finora e i rischi ad oggi.
Le crypto valute sono oramai divenute un asset alternativo fondamentale nello scacchiere finanziario mondiale, e insieme alla tecnologia blockchain, potrebbero rimodellare drasticamente molti aspetti della vita quotidiana e della società. Sono molteplici le opportunità che l’uso di questi rappresenta, ma secondo gli autori svariate rimangono le criticità, tra queste: regolamentazione frammentata, difficile comunicazione fra sistemi, costi, utilizzo a fini criminali e come leva geopolitica.
Villadei afferma che “gli organi regolatori devono prendere in considerazione questa possibilità, essere pronti a eventuali risposte o piani di emergenza, specialmente a fronte degli eventi recenti dove sanzioni e “guerra finanziaria” sono utilizzati all’ordine del giorno”.
Nonostante i pericoli, la blockchain mira oggi a coinvolgere tutte le industrie a livello mondiale per cui non sorprende infatti la forte crescita degli investimenti in soluzioni blockchain in tutto il mondo, che secondo l’International Data Corporation (gennaio 2022) raggiungeranno gli 11,7 miliardi di dollari quest’anno.
I vantaggi che possono trarsi dall’uso delle crypto valute e della blockchain hanno scatenato molteplici iniziative a livello internazionale per integrare il mondo della blockchain a quello dei sistemi finanziari tradizionali. In Asia, ad esempio, la Cina sta sperimentando il possibile utilizzo di una valuta digitale simile allo Yuan, ma a livello europeo, ma a livello europeo è l’Italia il paese pioniere nell’utilizzo della tecnologia blockchain. Il progetto “Spunta DLT” sviluppato dall’Associazione Bancaria Italiana nel 2020 e coordinato da ABI Lab in concerto con Not Data, Sia ed R3 e Corda Enterprise platform, è una rete che include circa 100 istituti bancari italiani (tra cui Banca Mediolanum, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco BPM, BNL BNP Paribas, UBI Banca, e Unicredit) i quali utilizzano il network Spunta DLT con lo scopo di effettuare una rendicontazione reciproca più fluida e sicura attraverso la tecnologia blockchain. Nello specifico, permette di intercettare automaticamente le transazioni non corrispondenti utilizzando un algoritmo condiviso, standardizzando il forum di comunicazione e consentendo una chiara rendicontazione delle transazioni tra le parti interessate. Inoltre, l’utilizzo di Spunta consente di effettuare registrazioni delle operazioni di riconciliazione su base giornaliera anziché mensile. Non solo: la Spunta permette alle banche italiane di partecipare a studi di una eventuale moneta digitale.
Da notare anche il caso di Intesa San Paolo, che analizza la tecnologia blockchain sin dal 2014. Nel 2019 la banca ha dichiarato che i costi di adozione della blockchain erano elevati e che il suo utilizzo “mainstream” era ostacolato da un quadro normativo disomogeneo, ma già nel 2021 ha evidenziato come la blockchain stia trasformando le “attività connesse all’emissione e negoziazione degli strumenti finanziari e rappresentano una importante opportunità di innovazione nella gestione delle attività finanziarie”. Un’altra istituzione finanziaria importante che sta facendo dei passi avanti per lo sviluppo della tecnologia blockchain all’interno dei propri processi è la Banca d’Inghilterra (BOE) che nel 2019 ha svolto un esperimento per capire come la blockchain potrebbe supportare un’economia più digitalizzata includendo la possibilità di distribuire una versione virtuale della sterlina britannica. La BOE ha concluso che:
“…la Central Bank Digital Currency potrebbe presentare una serie di opportunità per il modo con cui la Banca d’Inghilterra raggiunge i suoi obiettivi di mantenimento della stabilità monetaria e finanziaria”.
I principali vantaggi per i cittadini e le aziende dall’uso di queste nuove tecnologie stanno nella maggiore trasparenza ed efficienza, e nella riduzione dei costi, nello specifico: più protezione delle informazioni sensibili, pagamenti più sicuri, veloci e affidabili, minori costi di transazione per utenti e aziende. Un esempio sono le lettere di credito (LC): oggi il loro uso è suscettibile a frodi e ogni LC deve essere controllata manualmente dalle banche. Ora grazie alla blockchain, afferma Varun Bakshi, l’Head of Products and Transaction Banking di RBL Bank, le transazioni che prima richiedevano “5 giorni ora possono essere eseguite in circa 4 ore”. Inoltre, Thomson Reuters ha studiato che il 12% delle aziende negli Stati Uniti ha cambiato banca a causa di ritardi nel processo KYC (Know Your Customer): archiviare le informazioni dei propri clienti in modo “scattered” (sparso) unito all’uso di una tecnologia simile a DLT (Distributed Ledger Technology), aumenta la sicurezza, rende più rapidi processi altrimenti macchinosi e quindi influenza la volontà dei clienti ad utilizzare una banca specifica rispetto a un’altra. HSBC, Mitsubishi UFJ Financial Group e OCBC bank hanno collaborato con Bluzelle (fornitore di server decentralizzati) per testare l’applicabilità della piattaforma dell’azienda ai fini KYC: lo studio ha evidenziato una possibile riduzione dei costi gestionali fino al 35-40%, oltre a una maggiore capacità nel prevenire frodi.
Gli autori hanno svolto un’indagine tramite questionario nella Città Metropolitana di Roma Capitale per capire quanto le crypto monete fossero conosciute tra i cittadini. I partecipanti al sondaggio sono stati 127, un numero che, anche se non rappresentativo, è utile a contestualizzare in quale misura e per fascia d’età le crypto valute e la tecnologia blockchain siano conosciute dalla popolazione.
Alla domanda “ha mai sentito parlare di crypto monete (o crypto valute)?”, il 64% dei partecipanti ha risposto “sì”, menzionando “Bitcoin” il 95% delle volte, “Ethereum” solo l’1%. Dei 127 rispondenti, solamente il 2% era a conoscenza (seppur limitata) di come funzioni la tecnologia blockchain e DLT. Le fasce di età di coloro che sono a conoscenza di cosa siano le crypto monete sono nel 41% giovani tra 18-25 anni e nel 35% appartenenti alla fascia 23-35 anni, il che conferma che le crypto valute sono più familiari ad una platea relativamente giovane, più influenzati dall’avvento dei “financial influencers”, molti diffusi oggi sui social media. Le radici di tale tendenza potrebbero risiedere nella diffidenza che la generazione dei millennials e la generazione Z risentono nei confronti della finanza tradizionale, con cause scatenanti nella crisi del 2008 e del 2014. Secondo il CNBC Millionaire Survey 2021, circa la metà dei milionari di generazione millennials hanno almeno il 25% del loro patrimonio investito in asset come crypto valute e NFT. Tutto ciò è in netto contrasto con la platea dei milionari cosiddetti baby boomers, i quali detengono meno del 10% del loro patrimonio in asset di questo tipo.
“Il cyber crimine trova nelle crypto monete un alleato primario”, afferma Villadei, soprattutto per crimini di corruzione e traffico di droga. Secondo Europol, il riciclo di denaro è l’attività criminale predominante nei crypto crimini: i movimenti di denaro virtuale sono incredibilmente difficili da tracciare, vi è una grande facilità di scambio di crypto valuta per un’altra oppure nel convertirla in denaro in corso legale. Oltretutto, il recente avvento dei Bitcoin ATMs (o BATM), permette ai criminali di usufruire del denaro liquido (in crypto) ovunque esso sia accettato dalla controparte, ciò apre scenari ancora più imprevedibili e preoccupanti. Inoltre, lo studio Sex, Drugs and Bitcoin: How much illegal activity is financed through cryptocurrencies? (2019) ha concluso che il 23% delle transazioni in crypto valute hanno un fine criminale. Ma i rischi non si fermano qua.
Circa 1.5 miliardi di euro in crypto monete vengono spesi ogni anno su piattaforme dark web per acquistare droga, prostituzione, attività illecite (Europol). Per Langer, “l’arma più potente per contrastare il crypto crimine è una riforma legislativa che sia uniforme a livello Europeo e mondiale. L’esistenza di giurisdizioni che permettono l’utilizzo non regolato (o scarsamente controllato) di crypto valute fungerà da incentivo per perpetrare attività crypto criminali”.
Non solo, il rischio che le crypto valute vengano utilizzate come leva geopolitica è molto plausibile. Dato che alcune materie prime sono per esempio quotate solamente in dollari americani (come petrolio ed oro), il rischio potrebbe presentarsi nel momento in cui un Paese produttore ed esportatore di una materia prima non accetti più pagamenti in dollari, ma solamente in crypto valuta, e ne abbia creata una ad hoc, escludendo così il Paese al quale vorrebbe infliggere un danno dall’utilizzo di tale asset. Inoltre, non sono da sottovalutare possibili attacchi informatici mirati a rallentare o intaccare i “nodi” della blockchain con l’obiettivo finale di rendere il sistema blockchain inutilizzabile, anche se in una finestra temporale momentanea.
Molte aziende che offrono servizi crypto sono continuamente alla ricerca di modalità con cui raggiungere un’audience sempre più vasta, per questo sono oramai divenute gli sponsor più influenti nel mondo dello sport. GlobalData ha analizzato e concluso che l’importo di dollari investito in tutto il mondo da aziende crypto con finalità di sponsorizzazione è aumentato da 17 milioni nel 2020 a 605 milioni nel 2021, un +3.488%.
SponsorUnited indica che ad oggi sono presenti circa 180 marchi di cripto valute collegati a contratti e accordi di sponsorizzazione sportiva, nel 2019 erano circa 29. Il caso più significativo è la sponsorizzazione di Crypto.com per 700 milioni di dollari alla Los Angeles Arena, mentre Coinbase ha di recente firmato un contratto multi-miliardario con l’NBA. È da sottolineare inoltre il sempre maggiore utilizzo dei fan token club (FTC), le valute virtuali concepite per i tifosi di un determinato club sportivo che permettono di accedere a beni e servizi collegati al club emittente. L’obiettivo finale dell’emissione di simili asset finanziari è quello di permettere ai club di raccogliere liquidità dalla propria base di sostenitori senza dover intaccare la propria struttura del capitale.
Le banche si sono pronunciate più volte per richiedere una regolamentazione più chiara e coordinata del fenomeno delle crypto, anche se ciò che veramente preoccupa gli organi regolatori è l’attrazione che le crypto valute hanno in soggetti con scarsa cultura finanziaria o background di investimenti limitato. Per favorire il loro miglior utilizzo, alcuni paesi come la Cina, l’Arabia Saudita e la Turchia hanno definito quale uso delle crypto valute sarà consentito e quale no. Il primo ad abbracciare l’avvento delle nuove valute è stato El Salvador, che ha reso Bitcoin una moneta legale all’interno dei confini del Paese.
Il quadro normativo Europeo è leggermente più aggiornato rispetto a quello Americano. Le autorità di regolamentazione hanno fornito un primo modo per discernere come regolamentare l’uso delle crypto valute in base alla loro funzione. Nello specifico, se le crypto vengono utilizzate come veicolo di speculazione o investimento, si applica il quadro normativo che regola i servizi finanziari europei (MiFID II), mentre se vengono utilizzate come token di utilità o pagamento, si applicano le normative e le leggi pertinenti di ciascun paese.
Per CB Insights, sono sei le aree bancarie che saranno drasticamente influenzate dalla blockchain: i pagamenti, che risulteranno più economici e veloci; i clearance and settlement systems, che vedrà i processi più rapidi e sicuri; la raccolta fondi, dove la blockchain sarà uno strumento rivoluzionario per raccogliere capitali nel mercato; le securities, dove le azioni e obbligazioni potranno essere “tokenizzate” collocandole su network blockchain pubblici; i prestiti e i crediti, con lo snellimento e l’abbassamento dei prezzi delle procedure; e il trading, che è già fortemente colpito dalla tecnologia blockchain. Risulta quindi necessaria una regolamentazione che vada a rispondere ad un fenomeno che presenta notevoli opportunità e altrettanti rischi, ma inarrestabile e in esponenziale accelerazione.
Le banche centrali sono inclini ad utilizzare monete digitali con il fine di rendere la propria funzione più efficace, ma è difficile pensare che istituzioni come la BCE accettino in futuro Bitcoin o altre varianti come sostituti delle monete sovrane. D’altro canto, è estremamente probabile che istituzioni finanziarie importanti introducano una versione virtuale delle rispettive monete in corso legale. Perché ciò avvenga però, serve un framework regolativo più compatto e omogeneo per fare in modo che le crypto valute e la blockchain possano essere comprese e utilizzate, acquisire valore, specialmente tra la popolazione.
Per poter dare forza all’uso e far comprendere i vantaggi dati dall’espansione della diffusione della tecnologia blockchain e delle crypto valute è richiesta sicurezza, rapidità, efficienza nell’uso, standard di privacy elevati, quindi un’omogenea, avanzata e sempre aggiornata regolamentazione – sempre più necessaria e potenzialmente proficua – per poter approfittare dei benefici dell’evoluzione del sistema finanziario mondiale.