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e-Health: come la tecnologia cambia la medicina

Internet e le nuove tecnologie, anche mobili, hanno modificato irrevocabilmente il modo di comunicare. La rapida e continua evoluzione della knowledge economy, l’economia della conoscenza, influenza ed incide sulle attività e sui comportamenti degli individui e delle imprese, nonché sugli eventi sociali, economici e politici di una società. 

Tali trasformazioni hanno un forte impatto anche nel panorama della sanità, sia per le caratteristiche intrinseche di efficacia ed efficienza della stessa innovazione sul sistema salute in generale, sia per la specificità di poter fornire soluzioni che superano i tradizionali limiti geografici tra paziente e medico, esigenza evidenziatasi nella sua drammaticità nel corso di questi ultimi anni di emergenza pandemica. 

La sanità digitale

Le reti elettroniche e multimediali stanno assumendo un ruolo sempre più significativo nel sistema della Sanità. Fin dal 2008 la Commissione Europea ha evidenziato l’importanza dei servizi di telemedicina definendoli come una “rivoluzione culturale” da attuare in ogni Stato membro, pur nella consapevolezza della complessità della sua organizzazione e della relativa attuazione. La stessa Commissione, inoltre, fissava negli obiettivi dell’“Agenda Digitale 2020” la necessità di porre in essere azioni chiave proprio nel settore della Telemedicina

L’apporto dell’IT, l’Information Technology, al comparto sanitario può infatti, certamente costituire un volano capace di assecondare nuovi modelli, modelli virtuosi, per rispondere in modo diverso e con nuove opportunità ai tradizionali problemi della medicina.

Attualmente l’Italia con il PNRR, il Piano Nazionale Rinascita e Resilienza, investirà circa 2,5 miliardi in sanità digitale. In particolare, 1,3 miliardi per creare un’infrastruttura dati (FSE fascicolo sanitario elettronico) omogenea sul territorio nazionale in grado di raccogliere tutta la storia clinica degli assisti e circa 1 miliardo per attivare la telemedicina, ovvero erogare servizi sanitari digitali sulla base dell’infrastruttura dati. 

Investimenti importanti per superare un gap rispetto agli altri paesi, se si pensa che il Centro Nazionale per la Telemedicina dell’Istituto Superiore di Sanità è stato fondato solo nel giugno del 2017. 

Per approfondire un argomento così complesso ci siamo confrontati con Angelo Rossi Mori, Docente Professional Master in eHealth Management della Rome Business School, che ha affermato:

La Telemedicina in Italia è diffusa da circa trent’anni. Prima della pandemia l’Istituto Superiore della Sanità e il Ministero della Salute avevano censito circa 600 delibere delle Aziende Sanitarie, locali e ospedaliere, purtroppo estremamente frammentate sull’intero territorio nazionale. Sotto questo punto di vista è mancata una logica che permettesse di metterle a sistema ed ancor di più una policy coerente di supporto. La pandemia da Covid 19 se da una parte ha posto un accento molto forte sulla Televisita, che è un settore estremamente circoscritto dell’utilizzo delle tecnologie in sanità, dall’altra ha avuto l’innegabile vantaggio di sdoganare la Telemedicina nel suo complesso, perché ha costretto ad accelerare alcuni processi di trasformazione del Sistema Sanitario Nazionale, per la sua utilizzazione in maniera strutturata. Con il PNRR l’Italia avrà fondi dedicati proprio alla costruzione di infrastrutture digitali per il suo sviluppo verso pratiche non sperimentali ed isolate, ma nell’ottica di una integrazione reale nel sistema Sanitario Pubblico.”

Come cambia il rapporto medico paziente

Secondo un recente studio di Frost & Sullivan il mercato della salute digitale potrebbe raggiungere un giro d’affari di 17 miliardi di euro entro il 2026. Investimenti che dovrebbero privilegiare la relazione e la comunicazione tra professionista e paziente portando a regime strumenti di collaborazione come ad esempio il teleconsulto, la televisita e la messaggistica, non dimenticando però il delicato comparto della sicurezza dei dati.  

In Italia per l’Osservatorio dell’Innovazione Digitale in Sanità, nel 2021, 3 medici su 4 hanno reputato la telemedicina uno strumento fondamentale per lo svolgimento della professione sanitaria.  L’emergenza da Covid-19 ha evidenziato, infatti, il ruolo primario della eHealth, perché ha indicato le abitazioni come luogo di cura,garantendo in questo modo  l’assistenza  dei pazienti nel proprio domicilio e l’applicazione di tecniche virtuali ha introdotto importanti miglioramenti nell’assistenza. La telemedicina pone, infatti, il malato al centro della rivoluzione digitale, costruendo intorno a lui una rete di servizi in grado di assisterlo h24 rendendolo soggetto attivo e consapevole del percorso di cura. 

“La telemedicina deve essere considerata un nuovo modo di gestire la salute. In questa modalità sono inseriti diversi canali di comunicazione tra medico e paziente: la televisita, il telemonitoraggio ad esempio dei pacemaker o la messaggistica per gli aggiornamenti delle terapie. Naturalmente la televisita non è la sostituzione di una visita canonica ma un segmento dell’assistenza domiciliare. È un upgrade della normale telefonata con il vantaggio di essere più “strutturata”: il medico attraverso la videochiamata riceve maggiori informazioni e il paziente è più soddisfatto del rapporto diretto, anche se mediato da uno smart-phone

Il paziente deve però avere una di conoscenza informatica minima e accedere ad un telefono cellulare, un tablet o un computerIn questo nuovo “sistema salute” si inserisce poi l’infermiere di famiglia o di comunità. Dimentichiamo la vecchia figura del parasanitario, oggi questa professione si è evoluta grazie alla laurea specialistica, ai master, ai dottorati di ricerca: è diventata una risorsa importante, un care manager, che segue il malato nel quotidiano e che si raccorda con il medico di base o con gli specialisti a seconda delle necessità, in una logica di bottom-up e top-down.”

Interoperabilità e Cooperabilità dei sistemi informativi

Rossi afferma che in Italia troppo spesso l’informatica in ambito sanitario è stata concepita come un mero accumulo di sistemi di hardware e software non integrati tra di loro 

L’infrastruttura tecnica e l’apparato informatico sotteso, necessari per l’erogazione dei servizi, devono al contrario integrarsi in maniera armonica, perché entrambi strumenti per la gestione organizzativa e amministrativa del sistema sanitario. 

La connessione in rete del sistema, se da un punto di vista meramente tecnico potrebbe essere relativamente semplice, necessita di uno sforzo nella definizione dei processi generali ed una capacità di assicurare una correlazione tra i diversi settori.

Io distinguo tra interoperabilità e cooperabilitàL’interoperabilità è l’abilità a cooperare tra i sistemi informativi che devono parlare tra di loro. In Italia non siamo ancora arrivati a un livello adeguato dell’interoperabilità dei sistemi, che sono spesso ancora indipendenti gli uni dagli altri, ma gli standard si stanno diffondendo.

La cooperabilità è l’abilità e la volontà di collaborare tra le persone.  La collaborazione fra soggetti diversi rappresenta una priorità nella nuova sanità. Finora questo aspetto del problema è stato spesso trascurato. Nelle università insegnano a gestire il paziente soprattutto a livello specialistico e di solito non viene approfondita la prospettiva di collaborare per gestire in modo integrato la complessità della persona. Inoltre dobbiamo avvalerci dell’uso intelligente della tecnologia e delle informazioni per un engagement consapevole e partecipe del paziente e per il suo monitoraggio. Fare squadra non è cosa banale e quando riusciremo in questo parleremo di ecosistema della salute e non più di semplice e-Health.

Best Practises

L’emergenza pandemica ha senza dubbio dato un notevole impulso all’implementazione di modelli assistenziali innovativi ed alla creazione di reti di patologia. 

In Italia dal Nord al Sud si moltiplicano le iniziative per trasformare i processi di assistenza ma manca, come detto, un progetto unitario. Un primo tentativo può essere ravvisabile nelleLinee di Indirizzo Nazionali in telemedicina sancite in conferenza Stato Regioni” del 2014, recepite dalle varie Regioni, senza però applicazioni uniformi e il PNRR. Prevede molti cambiamenti, come l’introduzione a tappeto delle Case di Comunità. 

In Italia le best paractises sull’utilizzo della tecnologia sono soprattutto al centro-nord, ma nella mia esperienza ho trovato eccellenze anche in Calabria e in Sicilia. Però tutte le esperienze rimangono isolate. In alcune Asl viene gestito il diabete, in altre i problemi cardiovascolari. 

Queste esperienze non sono “copiate” e sistematizzate in tutto il paese. L’industria dell’informatica e della tecnologia in sanità è sotto-utilizzata. Abbiamo un bilancio di 1 miliardo e mezzo all’anno quando dovrebbe essere almeno di 3 miliardi: questo aumento di budget avrebbe ricadute positive sull’intero Sistema Paese. Si creerebbero nuovi posti di lavoro, i pazienti cronici e fragili, sarebbero curati meglio, con minore aggravio sui caregiver, ad esempio, e sarebbe limitato l’utilizzo dei permessi retribuiti concessi al dipendente per le prestazioni di assistenza al familiare. La buona salute avrebbe un impatto economico significativo non solo sul sistema sanitario ma sociale nel suo complesso.”  

E-commerce

L’e-commerce in campo sanitario è fortemente regolato in Italia. La vendita on line dei medicinali avviene solo nel circuito delle farmacie 

Se il sistema funziona è il medico che prescrive il farmaco, quindi si acquistano tutti i e solo i medicamenti che servono. Se l’acquisto viene lasciato al singolo, che viene influenzato dalla pubblicità, è chiaro che è portato a comprare prodotti inutili. Inoltre, le terapie farmacologiche di lunga durata molto spesso nel tempo vengono trascurate dal paziente; intervenire sull’aderenza delle terapie con l’aiuto della tecnologia  permetterebbe di ottenere tutti i benefici previsti sulla salute e di evitare lo spreco di risorse per terapie poco utili perché incomplete”.

Il fascicolo sanitario

La riservatezza dei dati personali e sensibili è un tema molto delicato di cui da anni si dibatte, anche sotto il punto di vista sanitario. Uno degli aspetti più importanti è la condivisione di informazioni tra equipe sanitarie che attingono i dati dei pazienti attraverso i fascicoli sanitari elettronici, la cui privacy è regolata dalla normativa europea prevista dal GDPR, il General Data Protection Regulation.

L’Italia è forse l’unico paese in cui il fascicolo sanitario è stato creato dal Ministero dell’economia. Questo dimostra che esiste una distorsione nel sistema, perché chi deve governare l’ecosistema della salute è il Ministero preposto insieme alle Regioni, naturalmente con il supporto delle tecnologie, dell’intelligenza artificiale, del sistema informatico. È assolutamente necessario superare la dicotomia, tra il mondo clinico ed il mondo tecnologico. Questi due saperi separati devono invece riuscire a collaborare tenendo comunque presente che chi deve trainare è comunque  il sistema  della salute.


ANGELO ROSSI MORI

Ha iniziato a lavorare nel ’73 sull’informatica medica, poi su informatica clinica, informatica sanitaria, ICT per la salute, eHealth, salute connessa, cure integrate potenziate dalla tecnologia. Ha più di 20 anni di esperienza sui principi di progettazione e sulla valutazione sulle tecnologie nelle strategie nazionali e regionali sulla salute, per un uso significativo delle tecnologie digitali (eHealth, Telemedicina, domotica). Con il Consiglio Nazionale delle Ricerche e con Federsanità ANCI ha lavorato  in diversi progetti europei nel settore (tra cui GALEN, KAVAS, IREP, GALEN-IN-USE, TOMELO, C-CARE, PROREC, WIDENET, EHR-Q-TN, eHealth ERA, RIDE, ANCIEN, STOPandGO, RITMOCORE, EURIPHI).
Per conto di AGENAS e FORMEZ, ha fornito supporto tecnico ai dirigenti sanitari regionali di Sicilia, Campania, Calabria su un approccio sostenibile all’eHealth e alla moderna telemedicina. Negli anni ’90 è stato attivo sugli standard per l’informatica sanitaria, in particolare su: interoperabilità semantica, dataset clinici, sistemi EHR, percorsi integrati di cura, contribuendo alla creazione dei comitati CEN/TC251 e ISO/TC215. All’interno di HL7, è  stato membro del Technical Steering Committee e co-chair di HL7 Templates SIG e fondatore di HL7 Italia.