La Commissione europea ha annunciato la ripresentazione di un disegno di legge per armonizzare le imposte dirette. Nell’Unione Europea, la più nota delle imposte indirette, l’IVA, è stata già regolamentata (direttiva 2006/112/CE del 28/11/2006). Il sistema consente un trattamento più semplice delle transazioni all’interno dell’UE e riserva la regolamentazione in dettaglio delle stesse agli Stati membri; di conseguenza, le aliquote fiscali di ciascun paese sono diverse (ad es., Germania 19%, Ungheria 27%).
Il nuovo disegno di legge, chiamato CCCT (Common Consolidated Corporate Tax Base), ossia Base Imponibile Comune e Consolidata per l’Imposta sulle Società, potrebbe essere approvato in termini analoghi limitandosi a regolamentare soltanto la valutazione della base imponibile per le imposte. Inoltre, secondo la Commissione, il sistema CCCTB dovrà essere coerente con il piano d’azione dell’OCSE per il contrasto all’evasione attraverso l’erosione della base fiscale e lo spostamento dei profitti (BEPS).
In questi termini, una base imponibile comune potrebbe essere una soluzione ragionevole. Poiché le regole per la stesura del bilancio e del conto dei profitti e delle perdite sarebbero uguali, la tassazione diventerebbe più trasparente e le deduzioni occulte non avrebbero effetti distorsivi sulla concorrenza.
D’ora in avanti le aliquote fiscali diventerebbero essenziali. L’evasione fiscale all’interno dell’UE sarebbe più difficile. Piuttosto, i contribuenti potrebbero beneficiare di una nuova competitività delle aliquote fiscali tra gli stati nazionali, che potrebbe essere di stimolo per l’aumento dell’efficienza delle imprese.
Il risultato sarà che le società saranno tassate in modo eguale, anche se con aliquote più basse. Inoltre, gli stati membri potrebbero avvalersi di sistemi meno complicati e con costi di amministrazione più bassi.
Soprattutto si ridurranno i costi di transazione. Le imprese di minori dimensioni che vogliono espandere la loro attività in altri paesi europei saranno facilitate nel trovare società affiliate. E con costi d’ingresso nel mercato significativamente ridotti anche le saranno in grado di espandere direttamente le proprie attività in tutta l’Unione.
In particolare, le società minori potrebbero beneficiare di un mercato all’improvviso più ampio e di minori costi di transazione: ad esempio, i fornitori di sistemi informativi contabili saranno in grado di vendere i loro prodotti senza dover implementare costose modifiche nei diversi paesi. Allo stesso modo, i consulenti fiscali e i commercialisti potranno utilizzare la loro esperienza in tutta l’Europa.
D’altra parte, una volta che la direttiva sarà applicata, i professionisti dovranno adattarsi alle nuove normative. Si può supporre che molte categorie professionali cercheranno di opporsi. Soprattutto le Big Four, leader di mercato nei settori della consulenza fiscale e contabile, rischiano di perdere fatturato per effetto della riduzione delle barriere d’ingresso nel mercato e della concorrenza più sostenuta da parte di società minori di consulenza fiscale.
Sarà difficile superare tutte le resistenze. Non solo i lobbisti, ma anche gli stati nazionali potrebbero cercare di opporsi. L’attuale atmosfera politica orientata verso il rimpatrio forzato e il protezionismo favorirà gli ostacoli. Inoltre, l’UE al momento non è davvero in grado di convincere la gente dei vantaggi dell’integrazione europea.
In più, la fiscalità è un settore in cui una nazione sovrana è difficilmente disposta a rinunciare alla propria autorità. Attribuirla all’Unione Europea significherebbe rinunciare a un enorme possibilità di formulare politiche di redistribuzione della ricchezza e di concedere sussidi quasi sempre legati alla valutazione della base imponibile, come, ad esempio, l’ammortamento vantaggioso di alcune categorie di beni.
Un’altra considerazione non meno importante riguarda il fatto che attribuire la competenza di norme di alto profilo all’Unione Europea potrebbe non rafforzare la partecipazione democratica dei popoli, infatti i rappresentanti europei nella Commissione e nel Consiglio sono spesso oggetto di critiche per avere una debole legittimazione democratica.
Tutto sommato, la CCCTB sembra rappresentare un grande miglioramento per il mercato unico. Tuttavia, la questione del se e del come il progetto sarà attuato rimane da chiarire.
Pascal Hornstein
Master in Political Marketing