Rome Business School e PMI Central Italy esplorano scenari, governance e competenze per guidare il futuro nell’era dell’AI
Nell’ambito della Rome Future Week 2025, la Rome Business School, in collaborazione con il Project Management Institute Central Italy, ha ospitato la conferenza Strategic Foresight in an AI World: Are You Ready?. L’incontro, aperto dai saluti istituzionali di Massimo Scarcello (Associate Dean, Rome Business School) e moderato da Gerlie Saura (Senior Manager Corporate Education & Institutional Relations, Rome Business School), ha visto la partecipazione di esperti provenienti dal mondo accademico e aziendale, che hanno condiviso prospettive complementari sul futuro della leadership nell’era dell’intelligenza artificiale.
Il panel ha messo subito a fuoco l’accelerazione in atto: entro il 2030 gran parte delle attività di project management sarà supportata dall’AI, mentre la maturità d’uso nelle organizzazioni rimane disomogenea. A questo squilibrio si aggiunge la pressione competitiva: molti executive giudicano il proprio modello di business esposto a rischi di disruption nei prossimi anni. In questo contesto, la foresight non è più un esercizio “per pochi”, ma una disciplina operativa per leggere segnali deboli, costruire scenari e predisporre scelte prima che gli shock arrivino.
Ad aprire il dibattito è stato Valentino Megale (Program Director, Master in Artificial Intelligence – Rome Business School), che ha spostato il baricentro dal “cosa può fare l’AI” al “come scegliamo di usarla”. Automatizzare il lavoro intellettuale è realtà, ma il cuore del valore resta nel percorso di crescita delle persone e nella qualità delle decisioni che orientano la tecnologia.
“Non dobbiamo fermarci al prossimo KPI: l’intelligenza artificiale avrà impatti molto più profondi nel lungo periodo. È qui che si gioca la vera partita della leadership e della responsabilità.” — Valentino Megale, Rome Business School
Megale ha sottolineato che l’adozione “efficienza-centrica” rischia di inceppare i processi se non è accompagnata da reingegnerizzazione dei flussi e reskilling: tagliare costi senza riprogettare il lavoro crea colli di bottiglia; ripensare processi e competenze, invece, libera nuovo valore.
Giuseppina Rizzolo (CA & Auditor; Master in Social Foresight – Università di Trento) ha mostrato come l’AI imponga di ripensare gli strumenti della previsione. La velocità con cui l’AI evolve rende obsoleti i modelli lineari: servono metriche dinamiche (emergenza di nuove capacità, velocità di miglioramento, integrazione cross-settoriale), previsioni probabilistiche aggiornate in continuo e sistemi di early warning per capire quando sta cambiando il ciclo tecnologico e sociale.
“Non è tanto predire il futuro dell’AI, quanto sviluppare la capacità di navigarne l’evoluzione in corso.” — Giuseppina Rizzolo, Università di Trento
Rizzolo ha insistito su approcci collaborativi che valorizzino reti globali di esperti e integrino variabili tecniche e umane (resistenze culturali, regolazione, organizzazione).
Dal lato manageriale, Filippo De Vita (Director, EY.AI) ha portato la discussione sul terreno della preparedness: la differenza tra chi subisce e chi guida il cambiamento è la capacità di usare foresight e AI per testare strategie in ambienti simulati, valutare opzioni e agire in anticipo.
“Come possiamo prepararci a cambiare prima che la disruption arrivi? L’AI ci offre scenari e simulazioni, ma serve la capacità di anticipare e di agire con visione.” — Filippo De Vita, Director EY.AI
Governance e infrastrutture: dalla compliance alla capacità di apprendere
Carla Nisio (VP Cloud4TIM & IT – Noovle; Board Member – FederAcademy) ha delineato un cambio di paradigma: la governance deve passare da reattiva e compliance-centrica a anticipatoria, adattiva, learning-oriented. Questo implica:
Sul piano tecnico, Nisio ha insistito su infrastrutture AI-ready: architetture scalabili e componibili, data governance solida e dataset “AI-ready”, equilibrio edge vs cloud, resilienza by design e sandbox per sperimentare senza impatti sull’operatività.
“Le strutture devono evolvere: responsabilità diffusa, data governance e architetture modulari sono la base per una foresight efficace nell’era dell’AI.” — Carla Nisio, Noovle / TIM
In chiusura di panel, Carmine Paragano (President – PMI Italy; Senior Director – NTT DATA) ha ricondotto la foresight al mestiere del project manager e alla prospettiva di ecosistema. Il PM non realizza solo deliverable, ma strategia e valore in contesti dove stakeholder umani e agenti AI coesisteranno: qui contano accountability, dati e capacità di orchestrare collaborazioni.
“Il project manager è colui che realizza i sogni — cioè la strategia — dell’azienda. Con l’AI possiamo fare progetti migliori, ma la responsabilità resta nostra.” — Carmine Paragano, PMI Italy / NTT DATA
A tirare le fila è stato il Dean Antonio Ragusa (Rome Business School), che ha richiamato la missione formativa in chiave open, impactful, purpose-driven e un approccio di humanistic management capace di coniugare innovazione ed etica.
“La vera sfida non è sopravvivere al cambiamento, ma trasformarlo in una leva per innovazione, sostenibilità e inclusione.” — Antonio Ragusa, Dean – Rome Business School.