L’affermarsi della knowledge economy ha comportato, a livello globale, un cambiamento nella struttura economico-sociale dei paesi.
In questo scenario lo sport, ed in particolare il calcio, superato il paradigma dell’“acceleratore sociale” è considerato come una delle industrie più attive presenti nel panorama finanziario internazionale.
Le società calcistiche, infatti, al pari delle aziende, sono diventate imprese a tutti gli effetti: redigono un bilancio, necessitano di un equilibrio finanziario e devono riuscire a creare un profitto.
L’analisi economica dello sport non è una scoperta recente: già negli anni ’60, l’economista statunitense Walter C. Neale, aveva delineato la specificità delle imprese operanti in questo mercato.
In Italia, lo sport è uno dei motori di sviluppo del Paese, incide significativamente sul PIL nazionale e rappresenta una delle forme di entertainment più diffuse.
Per approfondire la tematica abbiamo incontrato Tommaso Marazzi, co-autore della ricerca: “Il business dello sport in Italia. Il mondiale in Qatar e le nuove frontiere tra eSports, crypto, NFT e metaverso”, che ci ha detto:
“Nel panorama italiano il calcio rappresenta lo sport principale, potendo contare su un bacino di appassionati e praticanti che si assesta intorno rispettivamente al 50% e al 35% dell’intero comparto.
Una percentuale significativa che giustifica l’importante entrata degli introiti che, sostanzialmente, finanzia anche gli altri sport: infatti è interessante notare l’effetto moltiplicatore di stampo keynesiano di cui è capace il calcio: arriva a generare in ricavi il triplo dei soldi investiti.
Purtroppo, questo sport sta vivendo un periodo opaco che ha raggiunto l’apice in negativo quando la Nazionale ha fallito in Russia la qualificazione per il Mondiale del Qatar (il più ricco di sempre, dove il premio per la squadra vincente vale 45 milioni di euro e la sola partecipazione ai gironi ne garantisce 10,5). Le perdite sono state importanti in termini di credibilità, di visibilità e non ultimo di sponsor.
Tuttavia, complice anche gli effetti della pandemia, si assiste ad una rinnovata passione da parte dei tifosi, tale da riverberarsi in numeri molto elevati in termini di abbonamenti e di ricavi dai diritti televisivi.
Vorrei comunque sottolineare che il nostro calcio è comunque in crescita: volendo fare un esempio concreto, possiamo dire che la nostra Serie A ha un differenziale molto importante rispetto al campionato inglese, la Premier League, che è considerata il vero e proprio benchmark in ambito calcistico.
Confrontando, infatti, il numero di partite che vengono vendute a livello nazionale (domestic broadcasting) dalla Premier League, 200, e quelle della Serie A, 380, sulla carta il nostro campionato “vale” molto di più nel periodo compreso tra le stagioni 2019-20 e 2021-22. Tuttavia, se rapportiamo i valori economici per incontro venduto, in milioni di euro, sono 9,4 per la Premier League e 2,6 per la Serie A. Nel nostro paese, però, una grande varietà di tifosi si interessano anche a più sport: si pensi al nuoto, alla pallavolo, al basket, all’atletica dove i nostri atleti raggiungono ottimi risultati in termini di performance e di medagliere.”
Lo sport al femminile
La storia dello sport è stata a lungo caratterizzata da una netta predominanza maschile. Tuttavia, il percorso per l’uguaglianza di genere, seppur lentamente, ha avviato un cambiamento culturale per superare stereotipi e antichi retaggi. Nelle ultime decadi, infatti, lo sport femminile ha subito un’enorme evoluzione che ha portato le donne alla conquista di importanti spazi.
Ad esempio, nel mondo del calcio italiano l’inversione di rotta si è avviata quando diverse società professionistiche hanno deciso di investire in modo consistente nelle proprie squadre femminili.
“In Italia, relativamente allo sport al femminile, esiste un gap non corretto eticamente, ma figlio della nostra storia: pensiamo al suffragio universale arrivato solo nel 1946.
Unica eccezione è la pallavolo, dove esiste storicamente una parità di genere nelle competizioni, nei profitti e nei salari che vengono percepiti dagli sportivi. L’esempio è Paola Egonu, l’atleta italiana con lo stipendio più alto a livello mondiale, che a partire da questa stagione sportiva milita in Turchia.
Per quanto riguarda il calcio la situazione ha subito una accelerazione da quando nell’estate del 2022, anche il settore femminile è diventato sport professionistico, contrariamente a quanto avviene per altre discipline, e le società di Serie A come ad esempio la Fiorentina, la Juventus, il Milan e la Roma hanno iniziato a investire. Altro elemento significativo è rappresentato dalle contrattazioni del calciomercato perché da ora in poi anche le calciatrici avranno un valore di mercato. Fatto che, non nascondo, vedo con preoccupazione per l’influenza che potrebbe riflettersi negli altri sport, ancora non pronti per crescere sotto questo aspetto.
In generale, il calcio femminile potrebbe diventare un veicolo, un volano per aumentare il numero di donne nel settore, cresciuto anche in occasione nei Mondiali del 2019, quando la Nazionale Italiana ha superato la fase a gironi. Aver conquistato la qualificazioni a Mondiali del 2023 non fa che certificare la bontà del progetto e del percorso intrapreso in Italia.”
Gli eSports
Esports è un termine inglese che sta per “electronic sport”, e indica l’attività dei videogiochi organizzata, ultimamente, anche a livello professionistico. Durante la pandemia da Covid 19 l’industria del gaming ha registrato un incremento esponenziale. Il fenomeno, comunque, complici montepremi milionari che hanno portato alla costituzione in ogni paese del mondo di leghe e squadre professionistiche, era già in forte espansione. I match negli eSports si possono disputare tra un giocatore e un software, o tra giocatori anche schierati in squadre alla conquista di un obiettivo comune.
“L’idea del videogioco nasce nei paesi orientali per due motivi fondamentali: il primo è numerico, perché il continente asiatico rappresenta una importante fetta della popolazione mondiale; il secondo attiene alla sfera delle performance: infatti, dal punto di vista sportivo questi paesi faticano ad affermarsi e a ritagliarsi, nel calcio, un ruolo da protagonista a livello globale. I Mondiali del 2002, ad esempio, si svolsero proprio in Corea per promuovere il gioco nel continente asiatico, così come era avvenuto per i Mondiali negli Stati Uniti, in Sudafrica, e ora nel 2022 in Qatar.
Quando si parla di Esports, a differenza di quanto si possa pensare, non significa praticare uno sport in modalità virtuale. Piuttosto lo sport viene inteso nella sua accezione di disciplina, come forma di intrattenimento. In questa ottica si parla di giochi di ruolo e di strategia, core business delle case produttrici come Nintendo, Ubisoft, Riot Games e Microsoft.
A differenza del calcio, il cui giro di affari si fonda sugli introiti derivanti dal match-day, dal ticketing e dal consumo del tifoso nel giorno di partita, gli eventi di eSport si basano sulle visualizzazioni, quindi, non necessariamente sulla presenza fisica. Il gioco più seguito al momento è League of Legends: ci sono tornei ufficiali con montepremi per le squadre vincitrici che si avvicinano quasi agli stipendi dei calciatori. Fino a qualche anno fa era impossibile ipotizzare che ci fossero persone stipendiate per giocare a un videogioco, adesso è la normalità. Per una rappresentazione numerica possiamo dire che si stima che le visualizzazioni degli eSports passeranno dal 49% del 2019 al 52% del 2023 ovvero da 21 milioni nel 2019 ai 31 nel 2023, con un aumento, quindi, di 10 milioni. Un dato interessante anche per gli stakeholders.”
Best Cases
“A mio avviso, sono certamente almeno 3 gli esempi di buone pratiche in relazione alle Società sportive nel panorama italiano: la Fiorentina, il Como, la FC Clivense.
La Fiorentina sotto l’aspetto delle infrastrutture, perché in una città come Firenze in cui, come molte città italiane si fatica a costruire lo stadio di proprietà della società, avere un centro sportivo è un primo importante passo per una crescita concreta.
Il Como per la strategia lungimirante e l’ausilio delle nuove tecnologie. La società Como è stata caratterizzata da molteplici fallimenti negli ultimi anni. Per questa squadra trovare una stabilità economica non è mai stato semplice. Oggi la proprietà degli Hartono, di origine indonesiana, ha posto in essere un percorso molto interessante: seguire step by step un cammino centrato sui risultati sportivi e sulla costruzione e la diffusione di un brand forte e riconoscibile. Ad esempio, il primo obiettivo della proprietà è stato raggiungere la serie B, perché la seconda serie è nei videogiochi, strumenti utilizzati dalla generazione Z per entrare in contatto quotidianamente con la propria squadra. Inoltre, il Como ha acquistato un calciatore di rilevanza internazionale come Cesc Fabregas, un fuoriclasse al termine della sua carriera, perché facesse ulteriormente da traino per l’immagine del brand. Infine, gli Hartono hanno lanciato un’asta di beneficienza con gli NFT per aumentare ancora di più la visibilità del brand.
Il FC Clivense per l’idea di business. L’ex Chievo Verona ha adottato la strategia di differenziare gli investimenti: 40/50% sui diritti TV, un solo 20% sul ticketing e sul match-day, il resto sul merchandising e sul potenziamento del brand. Inoltre, la nuova società è stata fondata attraverso una campagna di crowdfunding lanciata dal presidente Sergio Pellissier, ex calciatore proprio del Chievo Verona.
Il FC Clivense si è posto l’obiettivo di tornare in serie B entro il 2027, puntando sulla crescita del settore giovanile in un rapporto simbiotico con la prima squadra: un vero e proprio smart football hub. Si vuole riproporre l’esempio dell’Ajax di Amsterdam, dove il modo di giocare della prima squadra viene replicato in tutte le categorie inferiori, così da permettere al giocatore che arriverà in prima squadra di sapere perfettamente come muoversi.”
Come promuovere lo sport
Lo sport è un fenomeno che nell’ultimo secolo, anno dopo anno, ha pervaso prepotentemente la società. Da fenomeno elitario è diventato un fenomeno di massa, la cui pratica rappresenta una costante fondamentale nella formazione delle giovani generazioni. In Italia, secondo l’Istat, 20 milioni di persone praticano attività sportive in maniera dilettantistica, ai quali vanno aggiunti almeno 12 milioni di tesserati, fra Enti di Promozione e Coni.
“Lo sport è sicuramente un veicolo fondamentale per ritrovare quella socialità che in parte abbiamo perso durante la pandemia da covid 19, soprattutto nelle discipline di squadra.
Sport e Salute, la Società dello Stato che promuove lo sport e i corretti stili di vita, sta lavorando con l’obiettivo di migliorare il rapporto tra giovani e sport. Naturalmente molto passa dalle infrastrutture, dalla possibilità di dare ai ragazzi un’opportunità di svolgere la disciplina sportiva, esulando anche da quelle che sono le difficoltà, talvolta logistiche, che lo impediscono. E l’Italia qui è un po’ carente.
In questa ottica non possiamo paragonare la nostra realtà con quella statunitense: possiamo confrontarla solo con quella europea nella quale la disciplina sportiva e la frequentazione scolastica non sono così interconnesse. L’idea è quella trasformare i grandi campioni in ambassador, come ad esempio Federica Pellegrini: un’atleta diventata personaggio di grande rilevanza pubblica e modello di riferimento, perché affronta temi di importanza sostanziale.
Ritengo, infine, che si debba anche ripensare al concetto di attività sportiva nelle scuole, due ore alla settimana sembrano veramente troppo poche se confrontate con la media europea: l’aver avuto una atleta come Valentina Vezzali Sottosegretario allo Sport è stato un messaggio molto significativo sotto molti punti di vista.”
TOMMASO MARAZZI
Esperto in business dello sport, è laureato in Scienze Politiche – curriculum Studi Internazionali – e consegue nel 2022 il Master in Sport & Lifestyle Management alla Rome Business School. Oggi scrive di calcio, basket e motorsport per FootballNews24, dedicandosi anche alla ricerca nell’ambito sportivo dal punto di vista economico, politico e sociale.