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Lezioni da SQUP: la startup nata da RBS4Entrepreneurship tra i Forbes Under 30

Ogni anno migliaia di nuove iniziative imprenditoriali nascono con entusiasmo, ma solo una piccola parte riesce davvero a creare prodotti che le persone desiderano e sono disposte ad adottare. Molto spesso, la differenza risiede in un principio essenziale: comprendere il problema prima di costruire la soluzione.

La Rome Business School ha recentemente accolto un suo ex studente, Emanuele Bianconi, Co-Founder di SQUP, per una sessione dedicata ai fondamenti dell’imprenditorialità early-stage. Grazie alla sua esperienza diretta sia come founder sia come alumnus RBS, Bianconi ha offerto una panoramica chiara, sincera e strutturata su ciò che significa davvero costruire una startup da zero.

Ripensare il modo di fare startup

Avviare una startup oggi significa meno “avere un’idea brillante” e più scoprire rapidamente se quell’idea merita di esistere. Per farlo è necessario passare:

  • dal costruire in isolamento → al testare nel mondo reale
  • dal seguire un piano rigido → all’iterare attraverso feedback continui
  • dal presumere i bisogni dei clienti → al parlare con utenti reali

Questo approccio permette ai founder di superare l’intuizione e adottare un processo di validazione continua, in cui il successo non dipende da quanto un prodotto appare rifinito, ma da quanto risuona con le persone a cui è destinato.

Individuare problemi reali prima di costruire soluzioni

Uno dei messaggi più forti emersi dalla sessione è stato chiaro: una startup cresce quando risolve un problema che esiste davvero, non quello che il founder desidera esista.

Un problema reale è solitamente:

  • specifico e facile da definire
  • ricorrente per un gruppo di utenti chiaramente identificabile
  • abbastanza urgente o fastidioso da motivare un cambiamento
  • poco servito dalle soluzioni esistenti

SQUP è nata proprio così: da un’esigenza autentica, vissuta da una persona che non poteva più consumare un prodotto comune a causa di intolleranze alimentari. Partire da una necessità concreta permette ai founder di costruire per persone reali, non per utenti immaginari.

Perché l’MVP conta più dell’idea perfetta

Un MVP (Minimum Viable Product) non è una versione semplificata del prodotto, ma soprattutto uno strumento di apprendimento. Serve a capire se le persone tengono davvero al problema, se sono disposte a provare la soluzione proposta e cosa deve essere migliorato prima di investire ulteriormente.

Invece di aspettare la versione “perfetta”, i founder traggono molto più valore dal lanciare una versione preliminare, osservare il comportamento degli utenti e lasciare che il feedback reale — non le ipotesi — guidi la successiva iterazione.

L’esperienza di SQUP lo dimostra: il progresso nasce da una continua fase di aggiustamenti, piccoli ma costanti, e non da una corsa prematura alla scalabilità. Nel tempo, questo approccio rafforza sia il prodotto sia il modello di business.

Oltre il prodotto: competenze, team e tempismo

La crescita avviene solo quando più elementi si allineano: un team con le competenze giuste, una struttura in grado di sostenere l’espansione e un tempismo favorevole. Quando questi fattori si combinano, una startup può evolvere da una prima trazione a una crescita solida e duratura.

“C’è una differenza tra essere preparati ed essere pronti: la preparazione ti informa, la prontezza significa affrontare ciò che non puoi prevedere.”
Emanuele Bianconi, Co-Founder di SQUP & Alumnus RBS

La sessione ha evidenziato l’importanza di competenze complementari, del valore degli incubatori e del networking, della capacità di comprendere quando la monetizzazione ha davvero senso e della necessità di prepararsi al fundraising solo quando le basi sono solide. Gli investimenti diventano strategici solo quando una startup è pronta a utilizzarli con obiettivi chiari — che siano talent acquisition, branding o distribuzione.

Preparare la prossima generazione di founder

Alla Rome Business School, l’incontro ha offerto a studenti e alumni uno sguardo concreto su ciò che l’imprenditorialità richiede davvero oggi: intenzionalità, disciplina e la capacità di mantenere un dialogo costante con il mercato. Lontano dal mito del visionario solitario, i founder di successo imparano a navigare l’incertezza con metodo, curiosità e una prospettiva globale.

È un mindset che RBS promuove attivamente attraverso i suoi programmi, incoraggiando i futuri professionisti a mettere in discussione le proprie ipotesi, testare le idee nel mondo reale e lasciare che sia l’evidenza — non l’intuizione — a guidare i passi successivi.

In questo senso, l’innovazione diventa meno un lampo di ispirazione e più una pratica: un approccio che permette alle nuove iniziative di nascere con uno scopo e di rispondere a bisogni autentici. Attraverso il suo ecosistema formativo, la School prepara leader capaci di trasformare insight in azione e di costruire imprese in grado di generare un impatto concreto e duraturo.