Parte degli addetti ai lavori e non considerano le campagne social di Ceres, famoso brand danese di birra, l’esempio perfetto di come fare social media marketing.
I social media manager di Ceres sono attenti all’attualità, curiosi e creativi: prendono spunto dai fatti di cronaca o dalla politica per lanciare messaggi ironici e divertenti, mettendo sempre al centro il brand.
Nel corso degli anni hanno creato uno stile di social communication riconoscibile che ha generato un engangement incredibile e suscitato l’attenzione di studiosi e appassionati di social media marketing, sebbene alcuni di loro mostrino perplessità sull’effettiva efficacia delle campagne.
In occasione del Festival di Sanremo appena conclusosi, i social media manager di Ceres hanno ideato una campagna davvero creativa. “Indispettiti” per non essere stati coinvolti ufficialmente nel Festival, hanno pensato bene di affittare un balcone a fianco del teatro Ariston e creare un kit per i tweet, distribuendoli a influencer selezionati, ma dando a tutti la possibilità di scaricarlo. I partecipanti alla campagna #SanremoCeres (questo l’hashtag ufficiale) dovevano fotografare il blocchetto con i loro tweet cartacei e poi twittarli. I tweet migliori, quelli più irriverenti e divertenti, sono finiti appesi al balcone sotto forma di striscione.
La campagna, solo durante la prima serata, ha generato ben 24mila interazioni. Si è trattato di un mix fra guerrilla marketing e social media marketing, un mix ben riuscito visto il successo che ha raccolto.
Ma #SanremoCeres è solo l’ultima di campagne social ben orchestrate e giocate tutte sul real time.
Durante la notte degli Oscar del 2015, il film vincitore di quattro premi Birdman è diventato immediatamente Beerman, un uomo a forma di bottiglia di birra. Instant marketing da manuale.
Quando gli hooligans olandesi devastarono la Barcaccia del Bernini in occasione della partita di Europa League fra Roma e Feyenoord, Ceres si pronunciò in un impietoso “Se non sapete bere, statevene a casa”, che non solo rimandava in maniera sottile al prodotto Ceres, ma proponeva una visione gioiosa del bere responsabile, cioè un modo per socializzare, non per devastare opere d’arte.
Non sono mancati neppure i riferimenti ai fatti della politica: memorabile la campagna in occasione delle elezioni politiche del 2013, dove Ceres diede il meglio con annunci social come “Gli eroi non si astengono”, “Prima si vota, poi si beve. Non come le altre volte” e “Bottiglie aperte solo a urne chiuse”.
“Tra le birre siamo un monumento”, invece, è un annuncio che giocava sul caso recente delle statue coperte in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani ai Musei Capitolini a Roma: l’immagine mostrava, semplicemente, i pannelli bianchi usati per coprire le statue.
Insomma, la capacità di Ceres di agire con tempestività sfruttando le notizie di attualità, di politica o di costume si è rivelata
C’è anche chi sostiene, controcorrente, che in realtà quello dei social media manager di Ceres sia un “giochino divertente”, ma non aiuti a creare un chiaro brand positioning realmente differenziante; detto in altre parole, che sollevi un “polverone” attorno al marchio, ma in concreto non contribuisca a posizionarsi in modo distinto nella mente delle persone.
Qualunque sia l’opinione che si ha delle campagne social di Ceres, resta il fatto che fanno parlare, e tanto, di sé: studiarle per capire come si muove il mondo dei social e le dinamiche del real time marketing è la scelta più giusta, a prescindere da come la si pensi.