Come cambia il mercato del lavoro e come evolve il concetto di “occupabilita” tra Covid, disoccupazione alle stelle ed automazione in decollo. La mappa delle professioni del futuro, le competenze piu’ richieste, le nuove dinamiche professionali e la formazione su cui puntare per trovare e ritrovare il lavoro nel mercato del futuro.
Roma, dicembre 2020 – trovare lavoro e mantenerlo il più a lungo possibile in una situazione di crisi globale, i lavori del futuro e le competenze da acquisire, questi sono alcuni degli argomenti sviluppati nel report del Rome Business School – Research Center, dedicando uno studio approfondito ad Employability e Futuro Professionale.
La Ricerca nasce da un’attenta analisi dei livelli di disoccupazione in Italia, in Europa e all’estero, per poi analizzare competenze e profili professionali che ci si aspetta siano i più richiesti dal mercato nel contesto di crisi da Covid-19, che dovrà assorbire anche l’impatto del decollo dell’automazione e la cancellazione di intere categorie di profili professionali. Uno scenario questo che coinvolge modificandoli, anche i percorsi di formazione professionale poiché possano garantire posizioni lavorative ottimali, durature e con ampie prospettive di crescita.
La ricerca apre gli occhi su un quadro del mercato del lavoro volto a nuove sfide ed importanti opportunità:
Nei primi mesi del 2020 l’Italia vede una grande quantità di occupazione in calo soprattutto per giovani e donne, con 1 giovane su 5 che rinuncia del tutto a trovare lavoro. Cresce anche la dispersione scolastica: ogni anno la scuola superiore perde tra le 120mila e le 215mila unità e circa il 25% dei giovani abbandona. Dal 1995 ad oggi, ogni anno la scuola superiore italiana ha “perso” un numero di studenti che oscilla tra le 215.000 e le 120.000 unità. Entro il 2025 l’automazione coinvolgerà 85 milioni di nuovi posti di lavoro in 15 settori e 26 economie, potrebbe cancellare il 15% dei profili esistenti, portare nuove opportunità nei prossimi anni con 97milioni di nuove posizioni lavorative tra economia dell’assistenza, AI e content creation.
Nei prossimi 15 – 20 anni circa il 14% dei lavori esistenti potrebbe scomparire a causa dei processi di automazione e un altro 32% potrebbe cambiare radicalmente man mano che le singole masioni vengono automatizzate. Anche per queste ragioni oltre l’80% dei dirigenti aziendali sta accelerando i piani per digitalizzare i processi di lavoro ed implementare nuove tecnologie. Il 50% dei datori di lavoro prevede di aumentare i livelli di automazione di alcuni ruoli all’interno delle proprie aziende.
A tutto ciò consegue che il 40% delle competenze del lavoratore medio dovranno essere aggiornate per soddisfare le richieste del nuovo mercato. Decisivo il ruolo della formazione post-laurea e l’investimento in modelli formativi ad alto contenuto, focalizzati sulle soft skills. Nonostante i dati confermino l’efficacia della laurea per aumentare le opportunità di lavoro, le aziende richiederanno sempre più competenze di tipo specialistico, spesso ottenibili solo attraverso un titolo post-laurea. Infatti, ad un anno dal conseguimento del Master, il tasso di occupazione è complessivamente pari all’88,6%. Un dato coerente anche con il noostro ultimo Employment Report. Che ha rilevato come il 40% degli studenti abbia trovato un impiego prima ancora di concludere il proprio ciclo di studi in RBS.
Maggiore è il livello di formazione della forza lavoro, maggiori saranno quindi le opportunità e migliori le condizioni salariali, sopratutto per quanto riguarda studi post-laurea e Master. A patto di padroneggiare le risorse chiave del futuro, ritenute fondamentali dalle aziende soprattutto nel contesto delle professioni, quelle in cui la crescita dei salari è più consistente, e non sostituibili dalle macchine. Tra queste, in testa la capacità di pensiero critico, il problem solving, le abilità di autogestione, l’apprendimento attivo, la resistenza allo stress e la flessibilità.
In Italia, nei prossimi decenni diventerà decisivo adottare un sistema formativo cosiddetto a T. Basato su una linea verticale profonda e solida che definisce la professionalità della persona ed un’altra orizzontale superiore che permette alla persona di lavorare in diversi ruoli e contesti, fondendo i due concetti essenziali di multidisciplinarità e multiculturalismo.
“La formazione post-laurea e, nello specifico, le Business School svolgono un ruolo chiave nell’identificazione delle necessità del mondo del lavoro e nel fornire un supporto educativo collegato alla domanda di competenze che proviene dal mondo delle imprese – commenta Antonio Ragusa Dean della Rome Business School – Puntare su una formazione di alto profilo e di carattere specialistico come quello offerto da una Business School è il miglior investimento che si possa fare per il proprio futuro. Come dimostrano anche I dati emersi dal nostro “Employment Report” l’85% dei nostri studenti trova un’occupazione a tre mesi dal conseguimento del diploma e registra un aumento di stipendio del 121% rispetto alla media Pre-Master. Nel nostro caso l’elemento che si rivela vincente è l’accento sullo sviluppo trasversale di competenze tecnico-specifiche e di Soft Skills insieme unite alla formazione di un mindset adatto a lavorare in contesti multiculturali per la forte caratterizzazione internazionale del nostro network.”
La Ricerca è stata coordinata da Valerio Mancini, direttore del Centro Studi di Rome Business School.