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Il discorso di Marco Pesaresi, General Manager di Ferrarelle, alla Graduation Ceremony 2022

Diventare cacciatori di nuove idee

Nel discorso di Marco Pesaresi, Patron della cerimonia di consegna dei diplomi della Rome Business School tenutasi il 18 settembre 2022 all’Auditorium Parco della Musica di Roma, sono stati forniti molti spunti di riflessione interessanti. Ecco alcune parti del suo discorso che vorremmo condividere.

Questo è un giorno importante per voi, studenti, che state iniziando o facendo un passo avanti significativo nella vostra carriera, che avete arricchito il vostro bagaglio di competenze e completato un’esperienza culturale olistica, creando legami, amicizie, scambiando culture con i vostri compagni. Perchè ora vi siete diplomati nel vostro Master.

Avere un Master richiede l’attitudine a eccellere

Questo atteggiamento non è legato solo ai risultati aziendali: avere un Master implica un’enorme responsabilità nei confronti delle persone che incontrerete nella vostra carriera. Essere un leader significa essere colui che si preoccupa delle persone, che lavora per farle crescere come individui, come manager, come leader. Il percorso verso l’eccellenza è infinito, per questo è così eccitante; continuerete a imparare ogni giorno e proteggete questo atteggiamento per tutta la vostra carriera, soprattutto quando diventerete senior, quando la vostra vasta esperienza vi darà tutte le risposte: quello è il momento in cui dovrete assolutamente sfidare voi stessi e cercare nuove risposte a vecchie domande.

30 anni di lavoro in tre multinazionali del settore Food & Beverage

Il Dr. Marco Pesaresi, dopo aver lavorato per 14 anni in diversi ruoli nel Marketing, Trade Marketing, Sales di Birra Peroni, è diventato Direttore Vendite. Ha trascorso 7 anni entusiasmanti in questa azienda, il secondo player del mercato italiano della birra. In questi anni ha imparato a comportarsi come un follower: a essere più veloce del leader, a esplorare nuovi territori, a concentrarsi su poche, coraggiose iniziative contando su un budget ridotto.

Mi sono anche reso conto di quanto sia importante conoscere a fondo il proprio prodotto: come viene creato, come poterne assaggiare e percepire le differenze rispetto alla concorrenza, come poter comunicare il valore del prodotto ai consumatori e ai clienti, diventando un vero e proprio ambasciatore.

Dopo 30 anni di lavoro, 11 ruoli diversi, 4 aziende e centinaia di belle persone incontrate lungo il suo percorso, si è reso conto che uno dei suoi più forti motori di energia e motivazione è quanto possiamo evolvere e migliorare come leader e come persona.

Quindi considerate questo suggerimento come il mio primo consiglio per voi oggi: coltivate la vostra curiosità, esplorate, ascoltate, sorprendetevi con punti di vista diversi, ascoltate attentamente e attivamente gli altri, le grandi idee possono venire da qualsiasi parte dell’organizzazione.

Diventate cacciatori di nuove idee e nuove soluzioni, crescerete come leader tanto quanto l’azienda che gestirete.

Oggi viviamo nel periodo più difficile della storia recente: abbiamo attraversato la pandemia più lunga di sempre, stiamo assistendo a una guerra a poche migliaia di chilometri da qui, stiamo attraversando la peggiore crisi economica da decenni.

E tutto questo accade mentre la tecnologia sta rivoluzionando le nostre vite, le connessioni digitali accelerano le informazioni e formano opinioni, tendenze, potenti e veloci come uragani.

Tutti i nostri noti schemi e processi sono messi in discussione. I piani strategici pluriennali sono oggi semplicemente inutili, troppe variabili ad alta velocità di variazione incasinano ogni esercizio di previsione. In questo contesto, l’agilità aziendale diventa una nuova capacità chiave, cruciale per voi come leader. L’agilità in natura, e nel business, è abilitata fondamentalmente da quattro driver:

  1. Riflessi pronti: prendere decisioni rapide spesso con dati non completi. Richiede una mentalità di assunzione del rischio, ma anche una profonda comprensione delle dinamiche aziendali.
  2. Equilibrio: non si può essere agili se non si è ben equilibrati, dal punto di vista aziendale significa avere ben chiari i paletti che non si supererebbero mai quando viene richiesta una decisione immediata. Per proteggere l’equilibrio, è necessario costruire regole chiare all’interno dell’organizzazione e gestire le conseguenze in modo solido.
  3. Coordinamento: un leader può decidere rapidamente di cambiare direzione se può far leva su un’organizzazione ben integrata, che segue processi solidi con una forte attitudine al lavoro di squadra.
  4. Forza: non si può essere agili se non si è abbastanza forti da superare gli ostacoli. Se costruite e proteggete il vostro vantaggio competitivo, questo vi permetterà di agire con agilità, più velocemente dei concorrenti.
  5. Creatività: incoraggiate la nascita di nuove idee a tutti i livelli dell’organizzazione, create una sicurezza psicologica per le vostre persone che permetta loro di esprimere le proprie idee, tollerate gli errori, sono una parte essenziale della vostra crescita.

Le azioni parlano più delle parole

La costruzione di un’organizzazione agile richiede leader che non solo promuovano il cambiamento, ma che siano anche il cambiamento, dando l’esempio, creando lo slancio con una forte spinta e un impegno personale. Questo periodo critico non ha solo un impatto sulla gestione del business: come effetto della pandemia c’è ora una drammatica accelerazione nel ripensare l’equilibrio vita-lavoro, una deriva che è irreversibile: l’approccio YOLO (You Only Live Once) non è una novità per noi, è il nostro “Carpe Diem”, ma ora sta impattando pesantemente il modo in cui ci si aspetta che gestiamo le nostre persone: reclutare, formare, coinvolgere, trattenere, far crescere le nostre persone richiederà nuove soluzioni e nuovi approcci.

E qui entra in gioco la leadership. Per me leadership significa “guidare le persone attraverso il cambiamento”, semplicemente così. Non esiste leadership in un ambiente statico, l’essenza della leadership è intimamente legata al cambiamento.

Ci immergiamo nel cambiamento, nel modo in cui possiamo trascinare i nostri collaboratori, convincendoli a superare le loro resistenze, dando loro l’energia per sfidarsi, motivandoli, creando un senso di urgenza…. Questa è la leadership.

In quest’epoca di incertezza tutti noi, e tutti voi Maestri, siamo chiamati a ripensare il nostro approccio alla leadership. Più abbiamo a che fare con l’incertezza, più dobbiamo concentrare i nostri sforzi sulla creazione di team straordinari pronti ad affrontare ogni sfida, energici, appassionati, solidi.

Mai come oggi, a mio avviso, tutto ruota intorno alle persone.

Che cos’è la leadership empatica?

Partiamo dalla parola Empatia: deriva dal greco antico ed è composta da due parole. Il suffisso “en”, che significa “dentro” e la parola “pathos” che significa “emozione”.

Quindi, se siete in empatia, lasciate che le emozioni degli altri entrino nella vostra anima. Ma sapete una cosa? Se aprite la vostra anima, anche le vostre emozioni fluiranno all’esterno, toccando l’anima degli altri.

Empatia significa scambio di emozioni. Un leader empatico, a mio avviso, ha diverse caratteristiche collegate: La prima è l’umiltà. Vi riporto l’etimologia di questa parola che deriva dal latino. Deriva dalla parola “humus” che significa “suolo”. Una persona umile rimane attaccata al suolo ma guarda verso le stelle. Una persona umile ama la semplicità, è concreta e pratica ma con una grande anima e, cosa più importante, riconosce di aver bisogno del sostegno degli altri per realizzare i propri sogni. Un manager umile ha grandi aspirazioni ma si rende conto di aver bisogno del sostegno degli altri.

L’immagine del comandante solitario, infallibile, imbattibile, lascia il posto a un leader con dubbi, impegnato a trovare soluzioni insieme alle persone che lo circondano.

Quindi, di conseguenza, arriva il secondo elemento: il leader empatico è un ascoltatore attivo. Se riconoscete di aver bisogno del sostegno degli altri, siete predisposti ad ascoltare, di default. L’ascolto attivo è paziente, aperto, curioso, candidamente interessato. È necessario allenare l’ascolto attivo, è una metodologia disciplinata, non solo un atteggiamento, richiede applicazione e fiducia…. Facile a dirsi, difficile a farsi in un ambiente così frenetico, in cui siamo diventati schiavi della nostra struttura multitasking, in cui partecipiamo alle riunioni a distanza mentre scriviamo messaggi sul cellulare, rispondiamo alle e-mail e allo stesso tempo cerchiamo di catturare la maggior parte delle cose che ci vengono dette dagli altri partecipanti.

Riscoprire il potere di concentrarsi sulle idee degli altri, interrompere tutte le altre attività, limitarsi ad ascoltare e rispettare la persona che si ha di fronte è una sfida e una grande conquista.

Una volta stabilito questo scambio reciproco di opinioni e idee con il vostro team, gli altri due elementi della leadership empatica verranno naturalmente: otterrete e scambierete energia e coraggio. Un leader empatico è coraggioso non solo per il suo atteggiamento specifico, ma sarà rafforzato dal sostegno della sua squadra, perché affronterà insieme ogni sfida e troverà insieme tutte le soluzioni per superare ogni ostacolo. C’è una famosa frase di Annibale, il generale cartaginese, quando con il suo esercito stava progettando di entrare in Italia attraverso le Alpi, un’impresa inconcepibile a quei tempi:

“Troveremo un modo o ne creeremo uno”.

Questo è il coraggio di un leader che conta sull’impegno e sulla lealtà dei suoi collaboratori, che sente il potere di questa eredità e che scambia con loro energia positiva. L’energia è l’ingrediente finale, come ho detto: un leader alimenta l’energia attraverso l’organizzazione e riceve indietro l’energia in uno scambio reciproco. Umiltà, ascolto attivo, coraggio ed energia sono per me i tratti chiave di un leader empatico, il profilo di un leader capace di guidare il cambiamento o di attraversare l’incertezza insieme alle sue persone, come un tutt’uno.

Come leader del cambiamento, agite come portatori di Speranza.

In tempi così difficili le organizzazioni hanno bisogno di speranza.

La speranza è molto diversa dall’ottimismo: l’ottimismo è uno stato d’animo statico e istintivo, la speranza è orientata al futuro ed è sempre legata a un progetto, a un sogno o a una persona.

Creare speranza all’interno dell’organizzazione è la massima ambizione per un leader: i vostri collaboratori moltiplicheranno la loro passione e il loro impegno ispirati da una speranza che illumina i loro cuori e le loro anime.

Il mio augurio per voi è di diventare grandi leader rimanendo persone buone, umili, appassionate, empatiche.

Godetevi il viaggio!