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Comunicazione politica: la rivoluzione di Obama

È il 4 novembre del 2008 quando Barack Obama, leader dei democratici, diventa il 44° presidente degli Stati Uniti, sconfiggendo il candidato repubblicano John McCain.

La vittoria di Obama, per molti sorprendente, fu possibile grazie a un ottimo lavoro di comunicazione svolto durante le primarie e nel corso della campagna presidenziale. Qualcuno ha parlato di “rivoluzione” nella comunicazione politica, e non a torto: Obama e il suo staff sfruttarono con intelligenza e capacità il web 2.0 per trovare sostenitori, coinvolgerli con contenuti e iniziative specifiche e trasformarli in attivisti.

Lo staff di Obama, per riuscire nell’impresa di portare alla Casa Bianca il primo politico afroamericano della storia, studiò con attenzione le modalità con le quali i movimenti di protesta, in precedenza, usarono il web per organizzare gli eventi e applicò in modo lineare, ma efficace, i principi base del web 2.0; la capacità di creare una strategia di comunicazione integrata, un circolo virtuoso fra off e online, è stata la chiave di volta per il successo di Obama.

Scopriamo dunque la strategia dietro la vittoria di Barack Obama nel 2008 e analizziamo quali sono state le azioni determinanti che hanno permesso il suo successo.

 

Un ampio coinvolgimento dei sostenitori

Tramite il web, Obama e il suo staff hanno intercettato i sostenitori e avviato un dialogo con loro, ma non solo: hanno permesso che i sostenitori dialogassero fra di loro affinché si creasse un senso di comunità. Obama ha invitato i sostenitori a creare contenuti come post e video, li ha spronati a diffondere le sue idee e a passare all’azione con newsletter ad hoc; insomma, ha fatto sì che da sostenitori si trasformassero in attivisti.

 

La diffusione dei discorsi su Youtube

Lo staff di Obama, al tempo, veicolò i discorsi e i messaggi dell’allora senatore dell’Illinois attraverso il suo canale Youtube: i video, di ottima fattura tecnica, venivano caricati sul social in breve tempo e messi a disposizione di sostenitori e attivisti per diffondere le parole del candidato presidente. I discorsi di Obama divennero in fretta “virali”: pensiamo al famoso Yes, we can, che fu mutuato anche da Veltroni per la sua campagna elettorale. Obama permise a chiunque di usare i contenuti della campagna, contribuendo così alla loro diffusione capillare.

La decisione di Obama di sfruttare al massimo i social media, in particolare Youtube, ha generato un effetto domino su tutta la politica americana.

 

L’uso del web per la raccolta fondi

Durante la campagna del 2008, la squadra di Obama riuscì a raccogliere bene 730 milioni di dollari, di cui 500 milioni online. Affidarsi ai micropagamenti di piccoli donatori individuali fu una mossa di rara intelligenza: ogni donatore si sentì parte di quel grande progetto che era portare Obama alla Casa Bianca. Condivisione e collaborazione: due dei cardini del web 2.0.

 

Storytelling e personal branding di alto livello

Barack Obama ha creato un’immagine di sé coerente con i valori che comunicava, in modo che le persone si identificassero in lui e lo aiutassero a diffondere il suo credo. La forza della sua personalità gli ha permesso di accaparrarsi la fiducia degli elettori, anche di chi inizialmente era perplesso.

Inoltre, Obama e il suo staff hanno saputo intercettare i racconti di vita delle persone a cui si rivolgevano, creando un rapporto empatico con loro e coinvolgendo anche le classi sociali più deboli. Insomma, Obama ha saputo usare al meglio la metodologia dello storytelling, facendo leva sulle emozioni (come ogni racconto dovrebbe fare) con contenuti di spessore.

In conclusione, l’esperienza di Obama ha segnato uno spartiacque nella comunicazione politica del nuovo millennio. Ignorare le grandi novità introdotte dal sapiente lavoro della macchina organizzativa di Obama significa rimanere indietro di decenni e rischiare di non riuscire più a entrare in sintonia con i cittadini.

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