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UN’UNIONE EUROPEA MILITARE (?)

Una unione militare europea è diventata realtà dopo l’annuncio, dato il 30 novembre 2016 dal Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, dell’attivazione del sistema di difesa comune. Questo sistema, noto come piano d’azione UE in materia di difesa, ha preso alla fine forma e l’Unione sta istituendo ora un nuovo Fondo europeo per la difesa, alimentato dal contributo di tutti gli Stati membri, per garantire la sicurezza delle popolazioni.

Il Fondo europeo per la difesa è parte del piano d’azione dell’Unione Europea in materia di difesa, volto ad accrescere i finanziamenti già destinati alla protezione degli Stati membri. L’Unione europea deve effettivamente spendere in maniera più razionale ed efficace per rafforzare le capacità di difesa. Elicotteri e droni fanno parte della cosiddetta “finestra per le capacità”; l’acquisto congiunto di questi dispositivi high-tech dovrebbe costare circa 5 miliardi/anno. Anche se le spese destinate a scopi militari sono state ridotte del 12% per ogni singolo Stato membro, l’Unione europea non ha ancora una dimensione sufficiente per quanto riguarda la collaborazione comune e così un piano integrato è necessario in una vasta gamma di settori: terrestre, aereo, marittimo e spaziale fino alla cybersicurezza.

Innovazione, ricerca e sviluppo congiunto, unitamente alla promozione di investimenti nell’industria delle forniture, rafforzeranno la capacità di resistenza dell’Unione di fronte alle minacce internazionali e globali. Alla cosiddetta “finestra di ricerca” saranno destinati fino a 90 milioni di euro entro il 2020 per coprire aree come la robotica e il software cifrato e specializzato che garantiranno la sicurezza del cyberspazio e contribuiranno a modernizzare la catena di approvvigionamenti per la difesa. Un mercato unico per la difesa, così come la promozione di investimenti in imprese nuove, piccole e medie orientate alla sicurezza, faciliterà la partecipazione transfrontaliera negli appalti per le forze armate, sosterrà lo sviluppo di standard di settore e promuoverà il contributo delle politiche settoriali, come i programmi spaziali dell’UE e quelli rivolti alla sicurezza comune.

Lo spreco di denaro dovuto al fallimento degli Stati membri nella cooperazione ha raggiunto l’importo di 100 miliardi di euro all’anno. In sostanza, ogni Stato membro destinerà una determinata quantità di denaro in un particolare fondo UE dedicato alla difesa dell’Unione. Anche se l’UE non ha una propria organizzazione militare, le attuali circostanze “obbligano” ad assicurare un sistema di difesa collettivo e a svilupparlo.

Il fondo di difesa dell’UE potrebbe essere, dopo tutto, la risposta europea congiunta negli attuali scenari europei e internazionali considerando i possibili sviluppi. Dovremmo tenere conto che tra i 22 paesi dell’UE che partecipano nella NATO solo quattro stanno contribuendo con il 2% del loro PIL (come concordato). Senza trascurare che il nuovo Presidente degli USA, Donald Trump, non è disposto a sostenere i paesi che partecipano alla NATO, ma che non contribuiscono alla sua difesa. Così, forse potremmo dire che questa iniziativa è anche la risposta dell’UE a Donald. Ognuno dovrebbe pagare la propria quota e rendere la difesa dell’UE e della NATO un sistema più forte.

Una possibile aggressione russa e l’approccio amichevole di Trump nei confronti di Mosca potrebbe causare problemi; così, come crea tensioni tra l’UE e gli Stati membri della NATO. La Brexit ha, inoltre, avuto la sua parte nella creazione del piano, perché il Regno Unito ha sempre bloccato le iniziative franco-tedesche in molti settori. Ora che il Regno Unito ha scelto di uscire dall’Unione Europea, è tempo di creare e garantire una dimensione maggiore per la sicurezza dell’UE.

“Se l’Europa non si prenderà cura della propria sicurezza, nessun altro lo farà per noi”, ha detto il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.

 


 

Symeon Christofyllidis

Master in Political Marketing