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Quasi il 60% dei lavoratori dovrà riqualificarsi entro il 2027

Otto aziende su dieci non trovano le competenze di cui hanno bisogno
10/12/2025 Divulgatory Research Download PDF
  • Entro il 2026, il 30% delle attività di routine sarà automatizzato dall’IA, mentre quasi il 60% dei lavoratori dovrà riqualificarsi entro il 2027.
  • L’automazione trasformerà radicalmente l’occupazione: entro il 2026, 85 milioni di ruoli spariranno, ma 97 milioni emergeranno in ambiti come IA, dati, cybersecurity e green innovation.
  • La carenza di specifiche professionalità raggiunge livelli record, con oltre otto aziende su dieci incapaci di trovare competenze adeguate in un mercato in forte cambiamento.
  • I salari nei settori più avanzati continuano a crescere: l’IA arriva al +22%, la cybersecurity al +16%, la green economy al +18%, l’health tech al +17% e la logistica digitale al +15%.
  • Le aziende assumono sempre più in base alle competenze: lo skills-based hiring cresce del 28%.

Già nel 2026, il 30% delle attività lavorative di routine sarà automatizzato dall’intelligenza artificiale generativa e, entro il 2027, quasi il 60% dei lavoratori dovrà affrontare un processo di riqualificazione, come evidenziato dal World Economic Forum (2025). Se da un lato l’automazione minaccia fino a 85 milioni di impieghi tradizionali, dall’altro creerà 97 milioni di nuove posizioni nei settori potenziati dall’IA, negli ecosistemi dei dati, nella cybersecurity, nell’innovazione green e nelle supply chain resilienti. Questa trasformazione è accompagnata da una crescita salariale record nei ruoli ad alta specializzazione, in particolare quelli digitali, analitici e orientati alla sostenibilità.

Il Salary and Career Trends Report 2026 della Rome Business School conferma un cambio di paradigma: le aziende assumono sempre più in base alle competenze e non più ai titoli formali. I professionisti più competitivi saranno quelli capaci di integrare alfabetizzazione nell’IA, consapevolezza etica, competenza interculturale e adattabilità.

Un mercato del lavoro in trasformazione tra digitale, green e nuove competenze

Il mondo del lavoro vive la trasformazione più rapida degli ultimi decenni. L’IA generativa ridisegna processi e ruoli, mentre tensioni geopolitiche, rischi climatici e costi di trasporto spingono le imprese verso modelli di nearshoring e multisourcing. Infatti, la sostenibilità diventa un driver competitivo centrale: l’Organizzazione Internazionale del Lavoro stima che l’economia verde genererà 14 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2026 in ruoli quali climate risk analyst, circular economy designer e ESG reporting specialist.

Parallelamente, il lavoro ibrido introduce nuove sfide legate a coesione dei team, gestione del burnout e sicurezza informatica. Si rafforza, inoltre, la competizione globale per il talento: il LinkedIn Global Talent Report (2025) evidenzia che l’84% dei datori di lavoro fatica a trovare professionisti con la combinazione di competenze adeguate, non solo tecniche ma anche comportamentali e cognitive, come adattabilità, problem solving, giudizio etico e comunicazione interculturale. Inoltre, ManpowerGroup (2025) registra una carenza di talenti in settori specifici, che raggiunge il massimo storico del 78%. Questa pressione alimenta una forte crescita salariale nei settori più avanzati: l’intelligenza artificiale aumenta tra il 15% e il 22%, la cybersecurity tra il 12% e il 16%, la green economy tra il 10% e il 18%, l’healthcare tech e la bioinformatica tra l’11% e il 17%, mentre supply chain digitale e logistica crescono tra il 9% e il 15% (WEF, 2025).

Le competenze più richieste del 2026: tra alfabetizzazione digitale e capacità umane

Secondo il World Economic Forum (2025), oltre il 60% delle aziende oggi privilegia competenze trasferibili rispetto ai titoli tradizionali. È un cambiamento strutturale: adattabilità, fluenza digitale e giudizio etico assumono un valore superiore rispetto ai percorsi formali o alle job title di provenienza.

Le ricerche di LinkedIn e Deloitte (2025) confermano che la capacità di apprendere rapidamente, gestire la complessità, collaborare in contesti multiculturali e integrare la tecnologia nei processi quotidiani è diventata un requisito strategico per l’occupabilità.

Questa doppia enfasi, digitale e comportamentale, riflette l’accelerazione tecnologica e l’evoluzione dei modelli organizzativi”, afferma Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di Rome Business School.

L’alfabetizzazione nell’IA assume anche un ruolo centrale: il 75% delle aziende utilizza già strumenti di intelligenza artificiale (WEF, 2025), rendendo essenziali competenze come interpretazione dei dati, lettura degli output algoritmici e consapevolezza dei bias. L’espansione delle organizzazioni data-driven rende inoltre la data interpretation una delle skill in più rapida crescita (LinkedIn Workforce Insights, 2025). A ciò si aggiunge la cybersecurity awareness, sempre più cruciale: l’OECD (2025) segnala che l’errore umano è la principale causa di violazioni informatiche.

La sostenibilità, infine, entra stabilmente nel profilo del professionista del futuro: l’ILO (2025) evidenzia che le green skills come eco-design, reporting ESG, economia circolare, sono tra le competenze in più forte crescita.
L’integrazione tra padronanza digitale, responsabilità etica e capacità umane evolute definisce così il profilo del professionista “future-ready”.

Gli scenari del futuro: workforce aumentate dall’IA e nuove forme di leadership

Entro il 2026 l’IA sarà parte integrante dei processi aziendali come agente collaborativo, creando workforce ibride che uniscono giudizio umano e capacità analitiche dell’IA (McKinsey, 2025). In queste strutture, i professionisti più competitivi saranno quelli capaci di supervisionare l’IA, verificarne gli output e sfruttarne il potenziale strategico.

Parallelamente, la vita media delle competenze continua a ridursi: secondo il WEF (2025), una skill diventa obsoleta in meno di tre anni, rendendo l’apprendimento continuo la base delle carriere future. Parallelamente la mobilità globale del talento cresce grazie a modelli di lavoro remoto: l’OECD (2025) rileva che le aziende reclutano sempre più oltre i confini nazionali per accedere a competenze rare.

Inoltre, la leadership entra in una nuova fase. Il Deloitte Human Capital Trends Report (2025) segnala un passaggio dai modelli autoritari a quelli collaborativi, basati su fiducia, sicurezza psicologica e capacità di guidare team nel cambiamento continuo. In un contesto intensivo di IA, la leadership diventa più umana: richiede giudizio etico, alfabetizzazione tecnologica, empatia e fluenza interculturale. In questo scenario prende forma anche l’ascesa delle economie basate sulle competenze. Secondo LinkedIn (2025), lo skills-based hiring è cresciuto del 28% in un solo anno, segnalando un passaggio verso modelli in cui le opportunità professionali sono determinate dalle competenze e non dai titoli o dalla geografia.

La trasformazione in atto indica una direzione chiara: il vantaggio competitivo del futuro appartiene a chi saprà coniugare tecnologia e umanità. Creatività, resilienza, adattabilità e responsabilità etica diventano complementi essenziali dell’alfabetizzazione digitale.

“In un mercato segnato da cambiamenti rapidi e talent shortage, le organizzazioni che investiranno nelle persone, oltre che nell’innovazione, saranno quelle in grado di guidare il cambiamento” conclude Valerio Mancini.