Richiedi informazioni

Transizione energetica e grandi aziende. Andamento e impatto economico in Italia e in Europa.

Nel 2023 l’Italia ha registrato una riduzione delle emissioni di CO₂ del 7,7%: in forte crescita la produzione da fonti rinnovabili
09/04/2024 Ricerca Divulgativa Download PDF
  • Nel 2050 il mondo avrà ridotto di appena 12 miliardi in 27 anni le tonnellate di CO₂, rispetto agli 37,4 richiesti dall’International Energy Agency per raggiungere la neutralità climatica.
  • Nel 2023 la produzione elettrica italiana è stata soddisfatta principalmente da fonti non rinnovabili, ma è in crescita la produzione da fonti rinnovabili: energia idroelettrica (+40,2% vs. dicembre 2022), eolico (+42,1%) e fotovoltaico (+41,1%).
  • In Italia la maggior parte delle emissioni di gas serra deriva dai trasporti (27%), seguono: industria (19%), settore residenziale (edifici) con il 12% e infine l’agricoltura (8%).
  • La Francia è prima tra le potenze europee per inquinamento atmosferico da trasporti (31%), seguono Spagna (30%) e Italia (27%). In Germania, invece, è il settore energia il principale responsabile di emissioni di gas serra, con il 34%.
  • Tra le capitali di Italia, Germania, Francia e Spagna è Roma la città più inquinata (oltre 38,2 microgrammi di biossido di azoto tra gen. e feb. 2024, -10,7% rispetto ai primi 2 mesi del 2023).
  • Le prime 8 imprese energetiche italiane (Enel, Eni, Snam, Terna, Edison, A2A, Hera ed Iren) hanno registrato un aumento dei ricavi del 37,1% tra il 2018 e il 2023, nello specifico: Enel +19%, Eni + 34,1%, poi crollati del 30,2% a fine 2023 a causa della diminuzione dei prezzi energetici.

Nel 2050 il mondo avrà ridotto di appena 12 miliardi in 27 anni le tonnellate di CO₂, rispetto agli 37,4 richiesti dall’International Energy Agency per raggiungere la neutralità climatica. L’Italia va invece nella giusta direzione: nel 2023, ha registrato una riduzione delle emissioni di CO2 del 7,7% e un sempre maggiore utilizzo di fonti rinnovabili. L’Italia è dunque in linea con gli obiettivi europei al 2030 e dovrebbe superare il suo obiettivo 2030 sulla quota di utilizzo di energie rinnovabili raggiungendo il 40,5%. Il settore dei trasporti continua a contribuire in misura maggiore all’inquinamento atmosferico in Italia (27%), seguono industria (19%), settore residenziale (edifici) con il 12% e infine l’agricoltura (8%). Roma la capitale d’Europa più inquinata.

Questo quanto emerge dal report “Transizione energetica e grandi aziende. Andamento e impatto economico in Italia e in Europa.” pubblicata da Rome Business School a cura di a cura di Francesco Baldi, Docente dell’International Master in Finance di Rome Business School; Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.

Il report esplora le politiche, tendenze e sfide del processo della transizione energetica analizzando le principali potenze europee e le prime imprese energetiche in Europa. Le istituzioni puntano a bloccare gli investimenti in nuovi progetti che utilizzano combustibili fossili e la vendita di nuove auto con motore a combustione interna entro il 2035.

“Ma l’azione fondamentale sarà quella di aumentare la produzione di energia primaria da fonti rinnovabili dall’11,9% del 2022 al 71,2% nel 2050 a livello mondiale. Un’imponente e mai realizzata crescita, da attuarsi ad un ritmo di oltre 2 punti percentuali su base annua”, afferma Francesco Baldi.

Per raggiungere la neutralità climatica l’energia primaria da fonti rinnovabili dovrebbe passare dall’11,9% del 2022 al 71,2% nel 2050, e quindi il petrolio passare dal 29,6% al 7,8%, il gas naturale dal 22,9% al 5,9% e il carbone dal 26,9% al 2,8%.

 “Numerosi saranno però i rischi di transizione qualora il processo di transizione energetica non sia supportato da azioni politiche coordinate, soprattutto per industria estrattiva, agricoltura, silvicoltura, pesca, costruzioni e reti infrastrutturali”, avverte Massimiliano Parco, che continua “tra i rischi anche la diminuzione della redditività delle imprese operanti nei settori ad alta intensità di CO₂, la ridistribuzione occupazionale a favore delle imprese green e pro-climate, variazioni di prezzi, disponibilità di opportunità tecnologiche”.

Consumi e fonti di energia nel tempo: principali Paesi europei

L’Unione Europea punta a raggiungere la neutralità climatica al 2050 con il piano REPowerEU, riducendo l’energia consumata, aumentando la diversificazione nell’approvvigionamento di fonti energetiche e accelerando la produzione di energia da fonti rinnovabili. In Italia, l’obiettivo è di raggiungere 277 mtCO2ep al 2030, -33,8% rispetto al 2022 e -46,9% rispetto al 1990. Più ampie le flessioni per gli altri Paesi: in Germania, si prevede una riduzione del 39,8% rispetto al 2022; in Francia e Spagna, si prevedono riduzioni rispettivamente del 37,6% e 46,9%.

Nel periodo 2016-2019, a livello medio, le emissioni di CO2 in Italia si sono ridotte del -1,3%. Lo shock pandemico nel 2020 ha contribuito ad un’ulteriore diminuzione nelle emissioni di CO2 (-8,8%), grazie ad una flessione del PIL pro-capite (-8,7%, in termini di contributo). Di contro, il rimbalzo produttivo (PIL/POP) del 2021 ha portato ad un nuovo aumento dell’8,5% delle emissioni inquinanti italiane. Nel 2023, secondo le stime degli autori, l’Italia ha registrato una riduzione delle emissioni di CO2 del 7,7% grazie ad un decremento dell’intensità energetica (-3,7%), alla riduzione dei consumi di energia e ad un aumento del prodotto interno lordo (a prezzi costanti), nonché al lieve calo della popolazione (-0,2%, contributo percentuale). Il maggior utilizzo di fonti rinnovabili ha determinato un minor inquinamento (CO2/REN, contributo percentuale -20%).

Guardando alle fonti di energia, nel 2022 la nucleare in Francia è stata pari al 34,9%, il 12,6% in Spagna e il 3,1% in Germania, assente in Italia. Il petrolio e i prodotti petroliferi hanno rappresentato la prima fonte energetica nei consumi nazionali di energia in Spagna (44,4%) e in Germania (35,2%), mentre risulta essere la seconda fonte di utilizzo in Italia e Francia (rispettivamente 34,9% e 31,5%). In Italia, infatti, seppur in calo rispetto al 2021, l’energia consumata deriva per gran parte dall’utilizzo del gas naturale (38%). Le fonti fossili hanno rappresentato circa il 78% del consumo energetico in Italia e Germania nel 2022, circa il 70% in Spagna e il 50% in Francia. Infine, le energie rinnovabili e i biocarburanti, nel 2022 hanno rappresentato rispettivamente il 18,8% in Italia, il 17,3% in Germania, il 16,2% in Spagna e il 13,7% in Francia.

A fine 2022, la Spagna ha registrato la quota più alta di utilizzo di energie rinnovabili (22,1%), seguita dalla Germania (20,8%), dalla Francia (20,3%) e dall’Italia (19,1%). Secondo i Piani Nazionali Integrati dell’Energia e del Clima del 2023, Spagna e Italia sono in linea con gli obiettivi europei al 2030. La Spagna mira a raggiungere il 47,9% di utilizzo di rinnovabili entro il 2030, superando di 4,9 punti percentuali il target UE, mentre l’Italia dovrebbe superare il suo obiettivo del 39%, raggiungendo il 40,5% (proiezioni del Piano Energia e Clima 2023).

Il consumo energetico degli italiani: un’analisi regionale

In media, le famiglie italiane nel 2023 hanno speso meno per l’elettricità e il gas rispetto all’anno precedente, con una media di circa 770 euro per l’elettricità e 863 euro per il gas (il 34% ed il 27% in meno vs 2022). A livello regionale, la Sardegna ha registrato le bollette più pesanti per l’elettricità, mentre le bollette più leggere sono state in Liguria, Basilicata e Trentino-Alto Adige. Per il gas, il Trentino-Alto Adige ha pagato di più, seguito da Lombardia ed Emilia-Romagna, mentre Sicilia, Campania e Lazio hanno registrato bollette più leggere.

Guardando ai consumi elettrici industriali invece, essi sono diminuiti nel corso del 2023 del 3,9% rispetto al 2022. Nel mese di dicembre 2023, la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta per il 47,3% dalla produzione da fonti energetiche non rinnovabili, per il 34,5% da fonti energetiche rinnovabili e la restante quota dal saldo estero (Terna, 2023).

Nel complesso, nel mese di dicembre 2023 la produzione elettrica italiana da fonti rinnovabili è aumentata del 26,3% rispetto a dicembre 2022, con una particolare crescita dell’idroelettrico (+40,2% vs. dicembre 2022), dell’eolico (+42,1%) e del fotovoltaico (+41,1%). In particolare, il fotovoltaico ha visto un incremento più che doppio (+111%) rispetto a quello del 2022.

La crescita e la distribuzione degli impianti rinnovabili sono disomogenee in Italia, con maggiori incrementi di capacità installata al nord per il fotovoltaico (in testa la Lombardia, poi Veneto e Piemonte) e al sud per l’eolico (prima la Puglia, seguono Sicilia e Campania). La produzione idroelettrica è invece concentrata nelle regioni alpine (Lombardia, Piemonte e Trentino-Alto Adige).

Performance delle maggiori aziende energetiche

Il 2023 è stato un anno caratterizzato da una diminuzione dei prezzi energetici. In Europa, le maggiori 15 aziende europee (in termini di ricavi di vendita), quotate ed operanti nel settore energetico, hanno registrato nel 2023 ricavi pari a quasi 1.668 miliardi di euro, in aumento del 24,5% rispetto al 2019 (1.339 miliardi di euro). In Italia, le prime otto aziende quotate in borsa (Eni, Enel, Snam, Terna, Edison, A2A, Hera ed Iren) hanno visto crescere il loro patrimonio netto del 5,5% tra il 2018 e il 2023, raggiungendo i 130,8 miliardi di euro (l’aumento dei ricavi è stato del 37,1%). Tuttavia, nel 2023, i ricavi di queste aziende sono diminuiti in misura pari al 30,2% a causa della riduzione dei prezzi energetici.

In Europa nel 2023 ENEL è settima e ENI è ottava per ricavi, nel complesso le due hanno generato ricavi nel 2023 pari a 189,3 miliardi. Fa meglio la Germania con EON e Uniper (insieme 201 miliardi di euro), mentre le due aziende spagnole (Repsol ed Iberdrola) hanno ottenuto 107,8 miliardi di ricavi.

Futuro e PNRR

I Piani di Ripresa e Resilienza di Germania e Francia, seppur minori in termini di risorse a disposizione rispetto ad Italia e Spagna, concentrano maggiori risorse nel contributo climatico in termini di quota percentuale. L’aggiornamento dei PNRR di Italia, Germania, Francia e Spagna indicano quote superiori al 37,5% per tutti i Paesi ed in aumento rispetto al PNRR 2021. L’Italia destina al contributo climatico la minor quota (39%), di poco superiore è quella spagnola (39,9%), mentre più elevate sono quelle di Germania (45,8%) e Francia (49,5%).

L’Italia ha sicuramente ancora un percorso lungo da seguire ma è sulla buona strada per il raggiungimento degli obiettivi di emissioni zero. “L’attuazione del PNRR e del suo equivalente nei principali paesi europei sarà fondamentale non solo per la riduzione delle emissioni di carbonio, ma anche per sviluppare l’innovazione tecnologica, la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili e il miglioramento complessivo della qualità dell’aria e dell’ambiente”, conclude Valerio Mancini.