Lo sviluppo delle smart cities passa inevitabilmente da un ecosistema digitale integrato e accessibile, capace di connettere cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni attraverso infrastrutture e servizi intelligenti. L’Italia ha compiuto progressi significativi in alcune aree, come l’espansione della copertura della banda larga e l’adozione di servizi digitali nella pubblica amministrazione. Tuttavia, permangono criticità, in particolare riguardo alle competenze digitali della popolazione e alla diffusione di specialisti ICT – questi ultimi sono l’1,5% dei laureati, contro la media UE del 4,5%.
Le città metropolitane sono sempre più smart: aumenta del 22,7% il loro Readiness secondo EY Smart City Index 2025, ma ben lontano dalle prime in classifica: Milano, Bologna, Roma, Torino e Reggio Emilia. Oltre la metà dei comuni (il 52%) segnala difficoltà nell’implementazione di progetti volti a una trasformazione urbana intelligente per carenza di personale qualificato.
Le città italiane investono sempre di più in soluzioni intelligenti: il 78% delle amministrazioni che ha realizzato progetti smart ha dichiarato di aver ottenuto benefici pari o superiori alle aspettative (Intesa Sanpaolo Innovation Center, aprile 2025), ma persistono forti criticità, diseguaglianze territoriali e culturali. È quanto emerge dallo studio della Rome Business School, “Sfide e opportunità delle smart cities tra transizione digitale, turismo e sostenibilità”, a cura di Francesco Baldi, Docente dell’International Master in Finance di Rome Business School; Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.
Il rapporto descrive un mercato in rapida crescita: nel 2023, gli investimenti pubblici in progetti smart in Italia hanno superato per la prima volta 1 miliardo di euro (Intesa Sanpaolo Innovation Center, 2025), il settore globale delle smart cities potrebbe raggiungere un valore di 3.757,9 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita annua composta del 29,4% tra il 2025 e il 2030 (Grand View Research, 2025).
Tuttavia, il divario tra chi ha accesso alle tecnologie e chi ne è escluso tende ad ampliarsi, rischiando di lasciare indietro ampie fasce della popolazione. Tecnologie come l’IA e le biotecnologie potrebbero accentuare le disuguaglianze: “La smartness sarà tanto più efficace quanto più saprà essere equa, trasparente, ecologica e partecipativa.”, afferma Francesco Baldi.
Sul fronte della connettività, l’Italia rimane indietro rispetto alla media europea: la copertura delle reti fisse ad alta capacità raggiunge il 52,9% delle famiglie, contro il 78,8% della media UE, mentre la fibra ottica fino alle abitazioni è disponibile per meno del 60% delle famiglie italiane, rispetto al 63,9% europeo. Questo gap infrastrutturale penalizza soprattutto le periferie e il Mezzogiorno, limitando l’efficacia dei sistemi urbani intelligenti. Inoltre, le competenze digitali della popolazione rappresentano un altro nodo critico: secondo la Commissione Europea, solo il 45,8% degli italiani possiede competenze digitali di base, contro una media UE del 55,6%. Questo limita l’adozione dei servizi smart e rallenta la trasformazione digitale complessiva.
l rapporto evidenzia che Milano guida la digitalizzazione urbana in Italia, seguita da Bologna, Roma, Torino, Reggio Emilia, Genova, Bari, Firenze, Modena e Venezia (EY Smart City Index, 2025). Rispetto al 2022, le città metropolitane hanno migliorato la propria “Readiness” del 22,7%, grazie a un impegno strategico nella digitalizzazione. In aumento l’uso di piattaforme dati, sensori IoT (+30%) e centrali di controllo urbano (+40%). Tuttavia, solo il 13% dei capoluoghi dispone di sistemi integrati per traffico, energia e sicurezza.
La mobilità sostenibile è una delle aree più sviluppate nei progetti di smart city in Italia. Le soluzioni adottate vanno dal potenziamento dei mezzi pubblici elettrici all’introduzione di servizi di micromobilità e alla gestione digitale del traffico. Milano, ad esempio, conta oltre 18.000 biciclette in sharing e circa 2.000 punti di ricarica per veicoli elettrici, mentre a Bologna sono attivi sistemi di sensoristica urbana per la regolazione dei flussi. La mobilità intelligente è considerata una leva strategica non solo per la riduzione delle emissioni, ma anche per il miglioramento della qualità della vita nei centri urbani.
Tuttavia, la disponibilità di infrastrutture avanzate non è uniforme. Il confronto con le principali città europee evidenzia un divario significativo. Parigi dispone di 16 linee metro e quasi 250 km di rete; Madrid e Barcellona ne hanno rispettivamente 13 e 12; Berlino e Monaco, 9 ciascuna. In Italia, solo Milano si avvicina a questi standard, con 5 linee metropolitane attive. Roma, in particolare, pur essendo la capitale e la città con maggiore estensione geografica, non dispone di una rete metropolitana estesa e capillare: basti pensare che Parigi ha otto volte il numero di stazioni di Roma. Questo ritardo infrastrutturale limita le potenzialità delle politiche di mobilità sostenibile e incide negativamente sull’efficacia dei sistemi urbani intelligenti.
Tra le tendenze più recenti spicca l’integrazione tra smart city e turismo. Nelle città d’arte, il turismo è tra i settori che maggiormente beneficiano delle tecnologie intelligenti. A Roma, dove il Colosseo ha superato i 14 milioni di visitatori nel 2024, sono stati introdotti sistemi di prenotazione a fasce orarie, assistenti digitali e accessi regolati per ridurre il sovraffollamento in siti come la Fontana di Trevi.
La città, che nel 2024 ha registrato 22 milioni di arrivi, affronta le criticità con strategie innovative, come quelle previste dal piano “Roma Smart City”, che promuove un turismo sostenibile integrato con l’identità urbana. Le entrate della tassa di soggiorno vengono reinvestite in infrastrutture, trasporti ecologici e tutela del patrimonio.
Sensori IoT, app mobili e segnaletica intelligente aiutano a monitorare i flussi in tempo reale e a guidare i visitatori lungo itinerari alternativi. Dal 2025 è attivo “Julia”, assistente virtuale basato su intelligenza artificiale, che fornisce informazioni su trasporti, musei e percorsi personalizzati. In parallelo, l’azienda Sensoworks sviluppa reti per il monitoraggio dei flussi pedonali, come in Via Ottaviano, a supporto della pianificazione urbana.
La sostenibilità ambientale resta una priorità, ma solo il 13% dei capoluoghi ha attivato sistemi digitali per il monitoraggio in tempo reale della qualità dell’aria. Inoltre, nel 2024, ben 25 capoluoghi hanno superato i limiti giornalieri di PM10, con Frosinone (70 giorni) e Milano (68 giorni) in testa (Report Mal’Aria di città 2025, Legambiente). Inoltre, anche se nessuna città ha superato il limite annuale attuale di 40 µg/m³, molte centraline mostrano valori preoccupanti che testimoniano una diffusione sistemica del problema. La situazione è ancora più critica se si guarda ai futuri limiti europei fissati per il 2030: il limite annuale per il NO₂ sarà abbassato a 20 µg/m³. Sempre secondo il rapporto di Legambiente, quasi il 45% delle città italiane supererebbe oggi tale soglia, con picchi registrati a Palermo (59 µg/m³) e Napoli (54 µg/m³).
Le Smart Cities possono e devono giocare un ruolo decisivo attraverso: monitoraggio in tempo reale della qualità dell’aria tramite sensori IoT e data analytics; zonizzazione dinamica a basse emissioni, gestita da piattaforme digitali e intelligenza artificiale; promozione della mobilità dolce (bike sharing, pedonalizzazioni, micro-mobilità) come asse portante del nuovo spazio urbano; raccolta e comunicazione trasparente dei dati ambientali a cittadini, turisti e imprese. Città come Milano, nonostante le criticità, hanno iniziato a investire in queste direzioni: secondo la classifica del report EY Smart City Index (2025), è prima per innovazione digitale, mobilità e sostenibilità.
In definitiva, il futuro delle città intelligenti italiane dipenderà dalla capacità di superare le disuguaglianze e di mettere l’innovazione al servizio del benessere collettivo.
Come sottolinea Valerio Mancini, “una smart city non è un traguardo tecnologico, ma un processo sociale e culturale: solo se saprà essere inclusiva, trasparente e partecipativa, l’innovazione potrà generare valore e benessere per tutti”.