Il mercato vinicolo mondiale raggiungerà i 353,4 miliardi di dollari nel 2024, con un consumo totale di 25,3 miliardi di litri. Negli ultimi cinque anni, il settore è cresciuto mediamente del 5% annuo, con Francia, Italia e Stati Uniti che rappresentano circa il 60% del mercato globale. L’Italia ha perso il primato produttivo a favore della Francia, ma l’export del vino italiano supererà gli 8 miliardi di euro nei prossimi due anni: si impone una minore produzione a fronte, tuttavia, di scelte a favore di qualità.
Queste tra le conclusioni del report “L’Italia nel mercato vitivinicolo globale. Evoluzione e prospettive” a cura di Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.
La domanda si sta segmentando verso prodotti di eccellenza e vini natuali, aprendo nuove opportunità per il vino italiano in mercati emergenti come Cina, India e Polonia. Anche il mercato interno sta cambiando: diminuisce il consumo del bicchiere a pasto, ma il vino è sempre più apprezzato tra i giovani, più consumatori cercano informazioni sulla filiera e viaggiano alla riscoperta di antiche vigne, oltre a porre maggiore attenzione a packaging sostenibile e servizio al cliente, afferma l’autore.
Nel 2023, la superficie vitata globale è diminuita dello 0,5% rispetto al 2022, raggiungendo 7,2 milioni di ettari. La produzione mondiale di vino è infatti scesa a 237 milioni di ettolitri, il livello più basso dal 1961, segnando un calo del 10% rispetto al 2022, concausa anche condizioni climatiche estreme e malattie fungine.
Secondo L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV, 2023), l’Italia ha perso il primato produttivo a favore della Francia, con 38 milioni di ettolitri contro 48 milioni, segnando una diminuzione del 23% per l’Italia e un aumento del 9% per la Francia. Scende la produzione europea a 144 milioni di ettolitri (-9/10%), contro i 93 milioni di ettolitri del resto del mondo. Nel 2023, la Francia ha rappresentato il 18% della produzione mondiale, l’Italia il 15% e la Spagna l’11%, con i tre paesi che insieme coprono meno del 50% della produzione globale.
In Italia, nell’ultimo anno la produzione vitivinicola è diminuita del 13% rispetto al record del 2022, posizionandosi il sotto la media storica del decennio precedente. Per l’ISTAT (2023), le regioni più colpite sono state l’Abruzzo (-41%), la Campania (-42%) e le Marche (-40%). Al Nord, il Piemonte ha registrato un calo del 20%, mentre il Veneto, la principale regione vitivinicola italiana, ha prodotto 10,6 milioni di ettolitri, un 4% sopra la media decennale ma un 10% sotto il 2022. Nonostante questi dati negativi, Coldiretti sottolinea che la minore produzione riflette una scelta di qualità, con il 70% delle bottiglie italiane destinate a DOCG, DOC e IGT, grazie alle 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto alla Francia.
Nel 2024, il consumo di vino in Italia è previsto stabilizzarsi con un consumo pro capite di 26,3 litri e un totale di circa 10.300 milioni di litri. Secondo (Osservatorio Uiv-Ismea, luglio 2024), le vendite nella Grande Distribuzione Organizzata hanno registrato un calo del 2,5% a volume nel primo semestre del 2024, con una contrazione del 3,4% per i vini fermi e frizzanti, soprattutto tra i rossi, mentre gli spumanti hanno segnato una crescita del 4,2%. A luglio 2024, il fatturato ha però registrato un incremento del 14%.
Per quanto riguarda le categorie di prodotti, i vini fermi sono rimasti stabili (-1%), mentre bollicine e champagne sono in calo. Gli spirits, invece, hanno visto una crescita significativa, con un aumento del 40% a valore, con il gin a +60%, gli amari a +84% e i liquori a +73%, mentre le grappe hanno mostrato una tendenza negativa con un calo del -9%. Nel 2023, le vendite di vino sono scese del 4,5% su tutti i canali, con un impatto significativo sui vini di fascia intermedia, le cui vendite sono diminuite del 10,1%. In contrasto, la fascia molto alta/premium è cresciuta del 12,7%, conquistando una quota di mercato del 18,6%. Anche i vini sostenibili hanno visto un incremento: i vini biologici hanno raggiunto una market share del 5,4% (+1,4%), i vini vegani al 2,7% (+9,6%) e i vini naturali all’1% (+1,8%). Le regioni leader nella produzione di vini DOP sono il Piemonte (94,6%) e la Toscana (39,3%). Le prospettive per il 2024 sono ottimistiche per l’Emilia-Romagna (+4,6%), la Puglia (+4,3%) e il Piemonte (+4,2%).
Nel primo quadrimestre 2024, le esportazioni di vino italiano hanno registrato una crescita del 7%, raggiungendo i 2,53 miliardi di euro (ISTAT). Le previsioni per il futuro restano ottimistiche: si stima che l’export continuerà a crescere a un ritmo medio del 2,9% annuo fino al 2026, superando gli 8,5 mld di euro (SACE, 2024).
Tutte le principali categorie di vino hanno registrato buoni risultati nei primi mesi del 2024. Gli spumanti hanno segnato un +7,3% in valore e un +10,7% in volume, i vini fermi imbottigliati sono cresciuti del 2,7% in valore e del 3,5% in volume, mentre i vini frizzanti hanno avuto un incremento ancora maggiore: +12,2% in valore e +16,8% in volume. Tuttavia, i prezzi medi sono in calo per molte categorie, segnalando una certa resistenza del mercato a pagare prezzi più elevati.
PIl mercato estero è fondamentale per il vino italiano, con circa il 40% della produzione destinata all’export (SACE, 2024). L’Italia si conferma primo esportatore mondiale in quantità (21,4 milioni di ettolitri nel 2023) e secondo per valore (7,7 miliardi di euro), superata solo dalla Francia. Le esportazioni italiane di vino hanno generato un volume d’affari di circa 8 miliardi di euro nel 2023, con un incremento dell’80% nel decennio 2012-2022 (ICE, 2023). I principali mercati di destinazione sono Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Canada, con la Cina come mercato in espansione. Sorprendente è stato anche il risultato della Russia, dove le importazioni di vino italiano sono aumentate del 125,7%, passando da 45,5 milioni a 102,8 milioni di euro nel giro di un anno.
Per quanto riguarda a ciò che interessa di più ai consumatori, si trovano vini biologici e sostenibili, si conferma la popolarità dei vini DOC e DOCG, si esplorano nuovi mercati emergenti e sono in aumento le vendite online. La forza trainante del settore è il Prosecco DOP, che presenta una crescita del +11,2% e un valore di 519 milioni di euro, circa un quinto delle importazioni globali di vino italiano.
Tra le tendenze emergenti, il vino sta diventando un asset di investimento, soprattutto i “fine wines”, e i vini naturali stanno guadagnando popolarità, con oltre il 30% dei consumatori italiani interessati ai vini biologici. C’è anche un’attenzione crescente alla sostenibilità del packaging e all’automazione dei processi di stoccaggio e magazzinaggio. Vale sottolineare anche la blockchain, con le sue caratteristiche di immutabilità, trasparenza e sicurezza crittografica, sta emergendo nel settore vitivinicolo come strumento fondamentale per migliorare la tracciabilità e l’autenticità delle informazioni.
Diversi fattori influenzano il consumo di vino in Italia, tra cui l’instabilità economica, i cambiamenti culturali, la concorrenza da parte di altre bevande e l’impatto del marketing, afferma Mancini. Nonostante queste variabili, sempre secondo dati ISTAT, nel 2023 il numero di consumatori di vino in Italia è rimasto stabile a 29,4 milioni, pari al 55% della popolazione. Il totale del vino consumato in Italia nel 2023 è stimato in 23 milioni di ettolitri.
In Italia, il consumo di bevande alcoliche in generale è diventato più diffuso ma meno frequente, con solo il 29% degli italiani che beve ogni giorno, mentre il restante 71% lo fa sporadicamente. In particolare, il 55,1% della popolazione sopra gli 11 anni consuma vino, un leggero aumento rispetto al 54,9% dell’anno precedente, con una penetrazione del 45% tra le donne e del 65% tra gli uomini.
A livello regionale, l’Emilia-Romagna registra la più alta quota di consumatori (61,3%), seguita da Valle d’Aosta (60,5%), Toscana (60,4%) e Veneto (59,8%). È la provincia di Trento l’area che registra la maggior crescita di consumatori (+11%) e la Basilicata la maggior contrazione (-9%).
Per quanto riguarda le fasce d’età, nel 2023 la maggiore penetrazione del consumo di vino si è registrata tra i 35 e i 44 anni, un cambiamento rispetto agli anni precedenti quando il picco si trovava intorno ai 60 anni. Tuttavia, in questa fascia d’età, il consumo abituale è inferiore rispetto ai sessantenni. In più, il consumo tra i giovani è in crescita: il 50% dei 20-24enni beve vino nel 2023, rispetto al 42% di dieci anni prima. Il consumo tra i 25-34enni è passato dal 55,5% nel 2007 al 62,2% nel 2023, con un aumento del 7% in 15 anni.
Il settore vinicolo italiano nel 2024 si trova in una fase di transizione, caratterizzata da sfide economiche e ambientali, ma anche da opportunità per coloro che sapranno innovare e adattarsi alle nuove tendenze. L’adozione di pratiche sostenibili, l’innovazione tecnologica e l’attenzione alle esigenze dei consumatori saranno determinanti per il successo futuro delle aziende vinicole italiane in un mercato globale sempre più competitivo, conclude Mancini.