Le criptovalute sono il nuovo paradigma del denaro. Promettono di semplificare l’architettura finanziaria esistente per renderla più veloce ed economica, ma l’assenza di una regolamentazione chiara lascia la porta aperta a frodi, speculazioni e instabilità.
“Nonostante le perdite generate dalle criptovalute più importanti negli ultimi mesi, il mercato delle crypto è destinato a crescere. Infatti, il 2023 sarà caratterizzato addirittura da un sempre più consistente numero di istituzioni finanziarie tradizionali che offriranno prodotti e servizi di criptovaluta”.
Negli ultimi anni, la capitalizzazione di mercato totale di tutte le criptovalute è cresciuta notevolmente: secondo CoinMarketCap (2023), questo valore è passato da circa 19,5 miliardi di dollari nel gennaio 2017 a 2,5 trilioni di dollari nel 2022, e ci si aspetta che la cifra raggiunga i 10.000 miliardi di dollari entro quest’anno. Una crescita sorprendente se si considera che nel 2017 questo valore era di appena 100 milioni di dollari ed esistevano 800 criptovalute diverse. Già nel 2021 erano 8.000 e per il 2023 si stima che ci saranno più di 20.000 valute diverse (2022 Global State of Crypto, Gemini).
Attualmente, Bitcoin rimane la valuta più costosa al mondo (per un valore di 429 miliardi di euro), anche se “entro il 2023 prevediamo che suo dominio scenda perfino sotto al 50%”, affermano gli autori. Tra le crypto più preziose: Ethereum (189 miliardi) e Tether (66,5 miliardi), che rimangono tra le principali nonostante le difficoltà del 2022. Bitcon ha perso più del 60% del suo valore, Ethereum il 64% e, complessivamente, si evidenzia un crollo superiore al 90% del valore delle altre principali criptovalute.
L’utilizzo delle criptovalute in Italia e in Europa continua a crescere. Secondo Chainanalysis, tra luglio 2021 e giugno 2022 in Europa sono stati spostate criptovalute per un valore di oltre 1.300 miliardi di dollari, confermando l’importanza del Vecchio Continente negli investimenti in valute digitali.
Sempre secondo Chainalysis, l’Italia è il sesto paese europeo più attivo nei movimenti crypto e 51° al mondo, dietro Regno Unito (17°), Germania (21°), Francia (32°), Spagna (34°) e Portogallo (38°). Le criptovalute più apprezzate dagli italiani sono Bitcoin, Ethereum e Dogecoin.
Peculiare in Italia l’investimento in crypto soprattutto nei settori del gaming e degli NFT, che insieme rappresentano il 30% del traffico di valute virtuali. Gli NFT sono un tipo speciale di token crittografico, unico e non intercambiabile, particolarmente utilizzati nel riciclaggio di denaro. Secondo una ricerca condotta da Elliptic (2022) infatti, a partire dal 2017 ci sono stati oltre $8 milioni di fondi illeciti riciclati attraverso piattaforme basate su NFT, per un valore di oltre 100 milioni di dollari soltanto tra il 2021 e il 2022 a livello globale.
Attualmente, non esiste un consenso internazionale sulla regolamentazione delle criptovalute, ma in tutto il mondo i governi si stanno muovendo non solo per sviluppare delle regole chiare, ma per creare anche loro stessi le proprie valute in formato digitale.
In Cina, dal 2021 il governo sta testando una versione digitale dello yuan, sempre più utilizzata sul territorio nazionale. Invece sono ancora nella fase di sviluppo il dollaro digitale, a cura della Federal Reserve degli Stati Uniti, e l’euro digitale progettato dalla Banca Centrale Europea. Se da un lato lo sviluppo di criptovalute emesse dalle banche centrali potrebbe avere vantaggi significativi, dall’altro potrebbe creare sfide per il mercato delle criptovalute su larga scala. Infatti, gli autori affermano la regolamentazione è un’arma a doppio taglio per le società che operano in questo settore: maggiore regolamentazione potrebbe ridurre i loro margini di manovra, ma anche fornire maggiore stabilità e legittimità al mercato, contribuendo ad attrarre un maggior numero di investitori istituzionali e retail.
Effettivamente, una valuta digitale emessa da una banca centrale presenta molteplici vantaggi. Per Mancini, questa criptovaluta “sarebbe in grado di fungere da mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore in un’epoca in cui il contante sta diventando sempre meno rilevante. Potrebbe inoltre aiutare le istituzioni finanziarie a ridurre i costi associati alla gestione del contante fisico e ad aumentare la trasparenza delle transazioni”.
In più, una maggiore regolamentazione ridurrebbe anche i crimini e il riciclaggio di denaro tramite scambi crypto. Secondo il Crypto Crime report (2023) di Chainalysis, centinaia di indirizzi illeciti hanno inviato quasi 23,8 miliardi di dollari di criptovaluta nel 2022, un aumento del +68% rispetto al 2021.
Non solo illeciti ma instabilità, e il caso FTX lo dimostra: un’importante piattaforma di scambio di criptovalute che è crollata per qualche giorno nel 2022, provocando un disastro senza precedenti nel mercato e minando la fiducia non solo degli investitori ma addirittura dei criminali. Il fatturato totale del mercato darknet per il 2022 è stato di 1,5 miliardi di dollari, con una riduzione di quasi il 50% rispetto ai 3,1 miliardi di dollari nel 2021 (Chainalysis, 2023).
“Per i rischi connessi al loro utilizzo l’attuale contesto macroeconomico tende a considerare le cryptovalute più come un asset alternativo che come un vero sostituto delle valute fiat emesse dalle banche centrali. L’instabilità, più che regole e sanzioni sono al momento il vero tallone d’Achille delle crypto: uno strumento finanziario dalle enormi potenzialità e in grado di costruire un impero, ma anche di crollare come un castello di carte dopo un semplice soffio”, conclude Villadei.